Manovra, ecco che cosa avrebbe fatto il Pd se fosse al governo. Parla Antonio Misiani, responsabile economico della segreteria Dem guidata da Elly Schlein
“Con questa Legge di Bilancio il fondo sanitario nazionale – lo dicono i numeri resi noti dalla stessa Meloni – scende al 6,05 per cento del PIL. È il livello più basso degli ultimi 15 anni. I pochi soldi aggiuntivi bastano sono assorbiti dai rinnovi contrattuali e il piano di assunzioni di cui favoleggiava fino a pochi giorni fa il ministro della salute è andato a farsi benedire. La verità è che il governo sta privatizzando il sistema in modo strisciante. Si lesinano le risorse alla sanità pubblica per costringere chi se lo può permettere a rivolgersi alle strutture private”.
Lo afferma ad Affaritaliani.it il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, intervistato sulla manovra economico 2025 del governo Meloni. Che aggiunge: “Nei prossimi giorni man mano che i dettagli della manovra saranno conosciuti, emergerà un crescente malcontento anche tra le forze di maggioranza. Mi aspetto forti pressioni in particolare da Forza Italia e dalla Lega per modificare alcune parti della Legge di Bilancio”. Quanto all’ipotesi di adesione del Pd al possibile sciopero generale di Cgil e Uil, Misiani dichiara: “Noi aderiremo e sosterremo tutte le iniziative di mobilitazione per contrastare questa manovra di bilancio”.
Senatore, quali sono i punti principali per cui il Pd contesta questa Legge di Bilancio?
“Il punto più critico è sicuramente la sanità. Con questa Legge di Bilancio il fondo sanitario nazionale – lo dicono i numeri resi noti dalla stessa Meloni – scende al 6,05 per cento del PIL. È il livello più basso degli ultimi 15 anni. I pochi soldi aggiuntivi bastano sono assorbiti dai rinnovi contrattuali e il piano di assunzioni di cui favoleggiava fino a pochi giorni fa il ministro della salute è andato a farsi benedire. La verità è che il governo sta privatizzando il sistema in modo strisciante. Si lesinano le risorse alla sanità pubblica per costringere chi se lo può permettere a rivolgersi alle strutture private. Nel solo 2023 la spesa sanitaria privata delle famiglie è aumentata di 4 miliardi di euro. Chi invece non ha i soldi per pagarsi di tasca propria esami e visite private, è costretto sempre più a rinunciare a curarsi. Questa è la realtà, e di fronte alla realtà la propaganda del governo ha le gambe corte. I medici e gli infermieri lo sanno e infatti hanno subito proclamato uno sciopero.
Il secondo, grande punto debole della manovra è l’assenza di una strategia per rilanciare la crescita economica. L’Italia sta arrancando, ce lo dicono da ultimo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale e di Confindustria. Il governo però non fa nulla per rilanciare lo sviluppo. In questa Legge di Bilancio è totalmente assente la politica industriale e le imprese vengono utilizzate come un Bancomat. Il fondo centrale di garanzia per le PMI e i contratti di sviluppo non vengono rifinanziati. Gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico sono drasticamente ridimensionati. Lo stop alla decontribuzione Sud e il dimezzamento del credito d’imposta per gli investimenti nella ZES colpiscono pesantemente le aziende che operano nel Mezzogiorno. Non c’è nulla, nella manovra, per affrontare la questione dei costi dell’energia, che stanno mettendo in ginocchio le imprese energivore. Il risultato di queste scelte sta negli stessi dati ufficiali del governo, che prevedono un impatto risibile della manovra sulla crescita nel 2025 e nullo negli anni successivi e una dinamica del PIL italiano nettamente inferiore a quella degli altri Paesi della zona Euro. Di fatto, con questa Legge di Bilancio il governo si limita a prendere atto della stagnazione dell’economia italiana”.
Secondo lei ci saranno modifiche in Parlamento o Palazzo Chigi e Mef hanno blindato il testo?
“I fondi a disposizione del Parlamento per eventuali modifiche sono ridicoli, poco più di cento milioni di euro nel 2025. Detto questo, nei prossimi giorni man mano che i dettagli della manovra saranno conosciuti, emergerà un crescente malcontento anche tra le forze di maggioranza. Mi aspetto forti pressioni in particolare da Forza Italia e dalla Lega per modificare alcune parti della Legge di Bilancio. Noi presenteremo una serie di emendamenti a partire dai cinque punti chiave del nostro progetto di governo indicati da Elly Schlein: sanità, lavoro, politiche industriali, scuola, diritti”.
Che cosa avrebbe fatto il Pd se fosse stato al governo considerando le scarse risorse a disposizione?
“Nei prossimi giorni renderemo note le nostre proposte e i nostri emendamenti. Due prime cose da fare le abbiamo già indicate e le ribadiremo nella discussione parlamentare della manovra. Primo: l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF voluto dal governo produce un risparmio impercettibile per i contribuenti, quattordici euro al mese in media. Tutto utile, per carità. Ma cosa se ne fanno i contribuenti a reddito medio e basso di quattordici euro se poi non riescono ad accedere alla sanità pubblica e di euro ne devono spendere duecento o trecento per andare nelle strutture private? Secondo noi i quattro miliardi e trecento milioni che il governo vuole destinare all’IRPEF andrebbero spostati sulla sanità pubblica e utilizzati per assumere i medici e gli infermieri che mancano e ridurre le liste di attesa. Secondo. I costi dell’energia per le famiglie e le imprese. Stanno nuovamente aumentando e la forbice che separa l’Italia dal resto d’Europa si sta allargando ulteriormente. Il governo è rimasto con le mani in mano. Chiacchierano di nucleare ma nel frattempo ostacolano l’installazione di fonti rinnovabili e non fanno nulla per mettere mano alle distorsioni di mercato che pesano sui consumatori e gonfiano a dismisura gli utili delle società energetiche. Presenteremo emendamenti anche sui costi dell’energia. Bisogna cambiare i meccanismi di formazione dei prezzi e rafforzare il ruolo di Acquirente Unico. Lo si può fare a costo zero, senza impegnare risorse pubbliche”.
Se Cgil e Uil proclameranno uno sciopero generale contro la manovra, il Pd aderirà?
“Noi aderiremo e sosterremo tutte le iniziative di mobilitazione per contrastare questa manovra di bilancio. La politica economica e sociale del governo di destra non è quello che serve all’Italia. Ci sta portando nuovamente verso la stagnazione produttiva e aggrava le disuguaglianze sociali e territoriali che lacerano il Paese. Così non andiamo da nessuna parte e ci allontaniamo sempre di più dal resto d’Europa”.