“L’ho detto alla direzione
provinciale di Napoli e lo ribadisco oggi: la posizione del
Partito Democratico sul terzo mandato dei presidenti di Regione
rimarrà quella del no, a prescindere dal pronunciamento della
Corte Costituzionale. E’ una posizione generale, non è contro un
presidente, come non è stata contro i sindaci che avrebbero
avuto l’ambizione di fare un terzo mandato”. Lo ha detto il
senatore Antonio Misiani, responsabile Economia e Finanze del Pd
e commissario del Pd Campania, intervenendo al convegno ‘Lavoro
e sviluppo: il sud che costruisce il futuro’, organizzato a
Napoli dall’europarlamentare Pd Sandro Ruotolo. In vista delle
elezioni regionali nel prossimo autunno Misiani ha sottolineato
che “l’unità del Partito Democratico – ha detto – con le forze
democratiche e progressiste del civismo e della politica deve
essere la nostra ossessione, la stella polare senza veti, senza
pregiudizi, senza preclusioni. Questo è un tempo che vale per
tutte le forze che con noi vogliono costruire un progetto di
governo di questa Regione e non a caso indichiamo come modello
di riferimento la coalizione politica e civica che governa il
Comune di Napoli, che ha il Partito Democratico, il Movimento 5
Stelle, forze civiche, i riformisti e i centri che hanno
condiviso un progetto di governo del capoluogo. Quello è il
modello di riferimento politico, il punto di partenza per un
partito che ha governato negli ultimi 10 anni questa Regione.

Misiani: Baciare pantofole a Trump e Musk è controproducente
Pil dell’Italia minore del Texas
“Nei rapporti di forza economica
ricordo che il PIL dell’Italia è più piccolo di quello del Texas
e allora andare a baciare la pantofola di Trump e di Musk non è
soltanto inutile e controproducente, perché si indebolisce la
voce dell’Europa e non si fa l’interesse nazionale italiano”. Lo
ha detto il senatore Antonio Misiani, responsabile Economia e
Finanze del PD e commissario del Pd Campania, intervenendo al
convegno “Lavoro e sviluppo: il sud che costruisce il futuro”,
organizzato a Napoli.
Nel convegno organizzato dall’europarlamentare Sandro
Ruotolo, Misiani ha sottolineato che “quanto sta accadendo pone
l’Unione Europea di fronte ad una sfida esistenziale nel momento
di massima fragilità della storia europea, perché il motore si è
imballato. Il centrodestra governa insieme spesso alla destra
più radicale in 11 Paesi tra cui il nostro, e le istituzioni
comunitarie del Parlamento e della commissione sono spostate a
destra come mai era avvenuto nella storia dell’Unione. E
guardate quello che è stato annunciato ieri a Monaco dalla
presidente Ursula Von Der Leyen, che non varranno più i vincoli
di bilancio per le spese militari dei paesi dell’Unione. E’
qualcosa di enorme portata nei giorni in cui il vicepresidente
Usa J. D. Vance, il nuovo sceriffo che è in città, ha spiegato
che si occuperà della sicurezza americana e non della nostra. Ma
se la risposta delle istituzioni europee è solo sul piano
militare l’Europa non andrà lontano, perché la sopravvivenza di
quel progetto in cui tutti crediamo e che è decisivo anche per
questo territorio è messa in discussione innanzitutto sul
terreno economico e sociale, sulla competitività del sistema
produttivo europeo e sulla capacità di garantire la coesione
sociale”.
Misiani sottolinea che “la crescita dell’Europa e la coesione
sociale vanno costruite con nuovi strumenti e non può bastare
una risposta solo sul terreno militare. In Italia la destra che
ci governa da oltre due anni ha messo la testa sotto la sabbia e
ha puntato a far mettere la testa sotto la sabbia tutta
l’opinione pubblica. Ma l’economia di questo paese è a crescita
zero da sei mesi, la produzione industriale è in calo da 23 mesi
e stiamo perdendo pezzi cruciali del sistema produttivo e serve
a poco dare la colpa al Green New Deal che è fumo negli occhi.
Li stiamo perdendo perché questo Paese non ha messo in campo una
politica industriale mentre questo Governo si dichiara tanto
vicino al mondo delle imprese. Lo vediamo dall’ultima legge di
bilancio: nelle politiche industriali erano stanziati 5,8
miliardi nel 2024 e si scende a 3,9 nel 2025, fino a 1,2 nel
2026: nel giro di tre anni scompaiono gli stanziamenti di
bilancio per le politiche industriali. E anche la situazione del
Mezzogiorno e della Campania, che per tre anni ha avuto una
straordinaria crescita, mentre ora i numeri vanno ora
deteriorandosi; basta leggere i dati e le previsioni del
rapporto della Svimez sull’economia che indica per nel 2024 in
questa regione abbiamo perso l’8-9% dell’occupazione
industriale. E’ chiaro che se va bene il turismo, va bene il
terziario di mercato siamo tutti contenti, ma il processo di
desertificazione industriale di questa regione sta andando
avanti”.


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