“Quello che emerge è per molti versi noto da tempo ma rimane impressionante. Dalla riclassificazione emerge che la spesa pensionistica, depurata dalle voci assistenziali, è inferiore ai dati comunicati a Eurostat (servirebbe maggiore chiarezza, sul punto dei numeri utilizzati per i confronti internazionali della spesa pensionistica) ed ha una dinamica sostanzialmente stabile rispetto al Pil. Non c’è alcuna emergenza-pensioni. La spesa assistenziale evidenzia invece una dinamica molto rilevante, innanzitutto perché l’Italia negli ultimi anni si è dotata di 2 strumenti di welfare che mancavano: il reddito di inclusione (poi diventato reddito di cittadinanza) e l’assegno unico. Dobbiamo tutti interrogarci sui risultati della spesa assistenziale in termini di riduzione della povertà assoluta e delle disuguaglianze: sono insufficienti”. Così Antonio Misiani, senatore Pd e vice presidente della 5° Commissione Bilancio, sulla presentazione dell’XI Rapporto ‘Il Bilancio del sistema previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2022’, realizzato da Itinerari previdenziali e presentato alla Camera dei Deputati. Secondo Misiani “la spesa di welfare è squilibrata: ci sono settori chiaramente sotto finanziati, penso alla sanità o alle politiche per la casa e anche il meccanismo di finanziamento del welfare è fortemente squilibrato. Il fattore in prospettiva più preoccupante è però la transizione demografica: oggi gli occupati sono 22,9 milioni (tasso di occupazione: 61,6%). Nel 2043 la popolazione in età di lavoro (tra 15 e 64 anni) sarà inferiore del 17,3% rispetto al livello del 2023. Se il tasso di occupazione rimanesse al livello attuale (61,6%), il numero di occupati scenderebbe a 19 milioni (-3,9 milioni). Per mantenere il numero di occupati al livello attuale, bisognerebbe aumentare al 73,8% il tasso di occupazione. Un obiettivo molto, molto sfidante”, sottolinea. Per l’esponente Pd “si può fare leva su altri strumenti, naturalmente, dall’aumento dell’età di pensionamento ad una maggiore immigrazione fino alle politiche per aumentare la natalità. Sono tutte strade non facili da percorrere: servono strategie messe in atto per tempo e con la necessaria attenzione”. Ma per Misiani “le risposte del governo Meloni sono largamente insufficienti: è stato abolito il Rdc, sostituito con Adi con meno risorse, ma senza correggere i difetti strutturali del Rdc; sulle pensioni non c’è stata nessuna revisione organica, ma solo interventi per fare cassa (dall’indebolimento dell’indicizzazione al taglio delle pensioni future di 700 mila dipendenti pubblici)”, ha concluso.


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