“Abbiamo ascoltato con grande attenzione le parole della ministra Santanché e siamo rimasti impressionati, e non siamo gli unici a giudicare dal nervosismo percepito tra i banchi del governo e della maggioranza. Il tema di questo dibattito non è il procedimento giudiziario per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio di cui abbiamo letto sugli organi di stampa, su cui prendiamo atto delle parole della ministra perché noi, a differenza di tanti altri gruppi, partiamo sempre dalla presunzione di innocenza. Noi oggi siamo in Senato non in un’aula di tribunale e abbiamo il dovere di discutere: il tema non è giudiziario, ma di opportunità politica e credibilità delle istituzioni. Volevamo risposte chiare alle nostre interrogazioni e alle domande degli organi di informazione e non le abbiamo avute”. Lo ha detto in Aula il senatore Antonio Misiani, responsabile economia nella segreteria nazionale del Pd. “A questo punto -ha proseguito Misiani – le chiederemo ai ministri competenti: chiederemo alla ministra Calderone dei licenziamenti e dei contributi non pagati, al ministro Urso delle ditte non pagate, al ministro Giorgetti dei 2,7 miliardi di prestito Invitalia richiesti e non restituiti”.
“Stiamo ai fatti – ha proseguito ancora Misiani – quello che è emerso è una galleria di ombre e brutterie non chiarite dalla ministra, in modo irrispettoso nei confronti degli imprenditori che si fanno il mazzo per pagare dipendenti e fornitori anche quando sono in difficoltà. La giustizia farà il suo corso, la ministra si difenderà se coinvolta, qui il tema è l’opportunità politica: può una ministra avere una società in debito con lo Stato italiano? Può una ministra di un governo che ha approvato un decreto lavoro il 1 maggio guidare un’azienda che non ha pagato i suoi dipendenti? Può una ministra che ha giurato di compiere la sua funzione pubblica con disciplina e onore rimanere al suo posto dopo questa sequenza di fatti? La risposta è no, non può rimanere al suo posto, come Santanché disse della ministra Idem. Oggi noi chiediamo a Santanché di essere coerente con se stessa, con le parole pronunciate negli anni. Le chiediamo di rassegnare le dimissioni per il bene del governo e delle istituzioni di questo Paese”.