«Quella di Gentiloni è una sollecitazione importante. Personalmente sono convinto che un confronto nel Paese all`altezza di questa sfida cí aiuterà a migliorare e a rafforzare il Piano». Il viceministro dell`Economia Antonio Misiani accoglie l`invito del Commissario europeo all`Economia: nelle ore della crisi di governo, difende il Recovery Plan italiano ma non chiude a nuove modifiche ispirate dal passaggio parlamentare.

Recovery Plan, pomo della discordia. Molte critiche e per alcuni è stato il detonatore della crisi. È così?

«No, non è così. È un bene che si sia aperto nelle scorse settimane un dibattito franco sul RecoveryPlan: da quel documento dipende buona parte del futuro del nostro Paese e le scelte che contiene vanno discusse, vagliate e se necessario modificate alla luce del sole. Il Piano è cambiato ed è cambiato in meglio, raccogliendo le proposte di tutte le forze della maggioranza, Italia Viva compresa. Non è questo il detonatore vero della crisi».

Renzi presentò 62 proposte di modifica. I fondi sono stati aumentati, anche la sanità ha avuto di più, ma su altre partite come pubblica amministrazione e digitalizzazione non si è spostato molto.

«Proposte di modifica sono state avanzate da tutte le forze di maggioranza. Italia Viva ne ha presentate molte. Il Pd meno da un punto di vista numerico, ma estremamente significative. La versione finale del Piano tiene molto conto di questo dibattito. Digitalizzazione e transizione ecologica facevano la parte del leone e continuano a farla, come del resto prescrive la Commissione Ue. Le risorse aumentano, e di molto, su tre missioni. La sanità: da 9 a20 miliardi. Inclusione e coesione sociale: da 17 a 28 miliardi. Istruzione e ricerca: da 19 a 28 miliardi. Sono cambiamenti che dimostrano l`utilità della discussione politica che si è sviluppata».

Cottarelli oggi su Repubblica segnala la mancanza di misure per attrarre investimenti e semplificare la Pa.

«Mi permetto di dissentire. Transizione 4.0, super bonus 110 per cento, progetti in partenariato pubblico privato, interventi con garanzie statali: sono tanti gli strumenti potenzialmente attrattivi verso gli investimenti privati. Aiuteranno anche una serie di riforme previste dal Piano: penso alla pubblica amministrazione, a cui sono destinati quasi 12 miliardi, ma anche alla giustizia civile e amministrativa e al sistema fiscale ».

L`altra questione è la cabina di regia, non se ne parla più.

«La governante è un aspetto di fondamentale importanza che verrà definito non appena consolidato il contenuto progettuale del Piano. Il dibattito che si è aperto ha posto questioni reali, che meritano una risposta chiara. Una cabina di regia serve, ma non può essere un corpo estraneo all`amministrazione né tanto meno ledere le prerogative del governo e del Parlamento. Nel merito, sono state avanzate proposte interessanti, da Assonime, da Prodi, dal Forum disuguaglianze diversità di Barca. È necessario scegliere e decidere in tempi brevi».

Conte ha annunciato due passaggi parlamentari per il Piano. La partita delle modifiche è aperta?

«Il dibattito sul Piano non può certo esaurirsi nel confronto interno alla maggioranza e quella varata dal Consiglio dei ministri è una bozza, che deve raccogliere le proposte derivanti dal dibattito parlamentare e dalla discussione con le forze economiche e sociali e le istituzioni territoriali. L`orizzonte del Piano va oltre la durata della legislatura».


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