“Il decreto coesione contiene misure deludenti rispetto alle aspettative che ci confermano nella nostra valutazione negativa soprattutto in relazione alla filosofia che lo ispira. Si prosegue infatti anche per le competenze relative alle politiche e risorse di coesione sia nazionali che europee con l’accentramento a Palazzo Chigi messo in atto sistematicamente dal governo Meloni. Un accentramento solo in apparente contraddizione con l’autonomia differenziata. Dico apparente perché in realtà il disegno politico emerge chiaramente: autonomia differenziata per le regioni ricche del nord, la più spietata centralizzazione per le regioni del Mezzogiorno. Tutto questo sulla base di un pregiudizio implicito contro la classe dirigente del Sud, che viene spogliata di ogni prerogativa in nome di un modello istituzionale differenziato e discriminatorio. Basti pensare al ruolo degli enti locali: soltanto un nostro emendamento ha permesso di inserire nella cabina di regia almeno i presidenti di Anci e Upi”. Lo ha detto in Aula il senatore Antonio Misiani, responsabile economia nella segreteria nazionale del Pd. “Il tema del Mezzogiorno – ha proseguito Misiani – sarebbe stato cruciale in un decreto dedicato alla coesione. Prosegue invece dopo l’autonomia differenziata l’abbandono al suo destino del Mezzogiorno. Anche la clausola degli investimenti per il Sud passa apparentemente dal 34 al 40 per cento, ma su un perimetro ridotto che esclude Rfi e Anas. Sul fondo perequativo infrastrutturale siamo addirittura alla parodia: diventa un fondo dedicato esclusivamente al Mezzogiorno, ma dei 4,6 miliardi iniziali ne sono rimasti 700 e dunque il 100 per cento di questa cifra non equivale certo all’80 per cento dello stanziamento originario”.
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