“La discussione del Rendiconto e dell’Assestamento ci permette di fare il punto sulla situazione dell’economia e dei conti pubblici in una fase delicata. Nel suo primo anno e mezzo il governo ha messo in campo una politica economica debole e rinunciataria. Corporativa e deludente sul fronte della riforma fiscale. Assente sul versante delle politiche industriali. Molto negativa per quanto riguarda le politiche sociali e la sanità pubblica. I numeri del rendiconto e dell’assestamento riflettono tutte queste criticità. Ed è sulla base di queste riflessioni che il Pd vota contro il Rendiconto 2023 e l’Assestamento 2024. Siamo entrati in una fase nuova. A fine settembre l’Italia dovrà presentare il PSB. Dovrebbe essere l’occasione per immaginare la rotta dei prossimi sette anni: quali riforme, quali investimenti, verso quale Paese tendere. Siamo preoccupati”. Lo ha detto il senatore Antonio Misiani, responsabile nazionale economia nella segreteria nazionale del Pd, nel suo intervento in Aula su Rendiconto e Assestamento.
“La riforma fiscale del governo Meloni – ha proseguito Misiani – ha prodotto risultati molto modesti. Stendiamo un velo pietoso sulla lotta all’evasione: buona parte delle scelte del governo sono andate nella direzione esattamente contraria. L’attuazione del Pnrr vede una retorica trionfalistica da parte del governo, scollegata dalla realtà. E la realtà è quella ammessa dal ministro Fitto: a fine luglio abbiamo speso solo 52 miliardi dei 194 complessivi da finalizzare entro la metà del 2026. In meno di due anni dovremo spendere oltre 140 miliardi, quasi il triplo di quanto fatto finora. Non sarebbe più utile concentrarsi su questo, invece di acclamare l’arrivo di risorse che, se non spenderemo, dovremo restituire? Per quanto riguarda la spesa, il governo ha fatto cassa sui poveri, i pensionati, i lavoratori e le imprese del Mezzogiorno. Infine, le dimissioni del Ragioniere Generale dello Stato, Biagio Mazzotta, arrivate dopo mesi di polemiche e pressioni senza precedenti. Il nodo da sciogliere oggi riguarda i criteri e le procedure di scelta del prossimo Ragioniere Generale. Per ricoprire questo ruolo chiave non serve un fedelissimo (o una fedelissima) del ministro dell’economia di turno, ma una figura caratterizzata dalla massima autorevolezza e indipendenza possibile. Le consuetudini non bastano più. Servono nuove regole”.

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