Il senatore Antonio Misiani è il responsabile economico del Pd. A lui chiediamo di misurare la temperatura della maggioranza dopo la tempesta dei giorni scorsi. Senatore Misiani, anche lei sente aria di elezioni anticipate?

«Se tutti si metteranno in testa di lavorare per il bene del Paese e non per il proprio tornaconto, arriveremo alla scadenza naturale della legislatura. Se qualcuno pensa di impiegare questi mesi per alzare le bandierine elettorali e giocare ai veri incrociati mettendo su un binario morto riforme fondamentali per il Paese, allora è davvero meglio chiuderla qui. Il Pd è al governo perché si facciano le cose che servono agli italiani, non per tirare a campare».

I prossimi 12 mesi sono scanditi da elezioni amministrative e poi politiche. Il governo reggerà le spinte diverse dei partiti della maggioranza?

«Io credo che serva un patto e una agenda di fine legislatura, tra le forze della maggioranza. I nodi da affrontare lí conosciamo, dalla crisi energetica all`attuazione degli investimenti e delle riforme del Pnrr. I leader dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo con Draghi e decidere insieme cosa è necessario e possibile fare per il Paese nei dodici mesi che ci separano dalle prossime elezioni».

Prevede che si ripeteranno episodi come quelli della scorsa settimana con il governo bocciato quattro volte in Commissione?

«Spero proprio di no. Quello che è accaduto nei giorni scorsi è molto grave. Draghi ha fatto bene a evidenziarlo mettendo tutti di fronte alle proprie responsabilità. Serve un cambio di passo, nei rapporti tra il governo e i gruppi parlamentari. Da parte di tutti. Meglio una riunione in più che una in meno, per serrare i ranghi. Ci aspettano scelte complicate, il Paese non può permettersi mesi di liberi tutti».

Ma ha davvero senso a questo punto tenere in piedi un governo di unità nazionale?

«Continuo a pensare di sì. Il governo Draghi ha gestito bene la pandemia e il piano per la ripresa, con una forza che gli deriva non solo
dalla credibilità del premier ma anche dalla larghissima base politica e parlamentare su cui può contare. L`emergenza non è ancora finita, abbiamo ancora cose importanti da fare tutti insieme per l`Italia».

Il suo segretario, Enrico Letta, ha “consigliato” a draghi di definire alcune posizioni non negoziabili. Condivide? Se si, quali suggerirebbe?

«Condivido. Credo che sulle intese più difficili raggiunte í n consiglio dei ministri sia fondamentale tenere il punto. Ne cito due. La prima è la delega fiscale. La seconda è la legge sulla concorrenza, integrata pochi giorni fa con la norma sulle concessioni dei balneari».

Ma come faranno Pd e Lega ad approvare la riforma fiscale visto che partono da proposte fra loro assai diverse?

«il compromesso raggiunto nel governo non è la riforma del Pd né quella della Lega. à un buon punto di incontro tra posizioni di partenza molto lontane. Il disegno di legge delega può essere migliorato, se la destra lascerà da parte alcune posizioni ideologiche. Stravolgerlo, per esempio cancellando la parte sul catasto, farebbe invece saltare il banco, affossando una riforma molto attesa dai contribuenti».

La legge sulla concorrenza è in pericolo?

«Il Parlamento ha il diritto e dovere di ascoltare le parti interessate e modificare il testo, laddove può essere utile. Dopotutto, parliamo di interventi che incidono su una moltitudine di imprese, lavoratori, consumatori e utenti. Dobbiamo però essere tutti consapevoli di un punto: si tratta di una delle riforme più significative, tra quelle previste nel Pnir. Una vera e propria cartina di tornasole delle nostre reali intenzioni di cambiamento. Svuotarla o bloccarla sarebbe un colpo pesantissimo per l`attuazione del Nano e per la nostra credibilità in Europa».


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