«Stiamo affrontando la crisi peggiore dal dopoguerra.
Nove punti di Pil e quasi un milione di posti di lavoro in meno, una ripresa iniziata ma solo per alcuni, disuguaglianze in aumento». Antonio Misiani, ex viceministro all`Economia e responsabile dello stesso Dipartimento nella segreteria Letta, spiega la ratio della proposta di un patto di concertazione in stile Ciampi del `93. «Non possiamo accontentarci di tornare all`Italia del 2019, Next Generation Eu è un`occasione irripetibile per costruire un nuovo modello di sviluppo. Dinamico, sostenibile, inclusivo. Tutto questo, però, lo può fare solo un Paese unito, capace di condividere un progetto per il futuro. Il patto per la ricostruzione proposto da Letta ha proprio questo obiettivo».
Quando si diraderà la nebbia della pandemia, cosa emergerà dalle macerie dell`economia?
«L`economia uscirà dalla pandemia trasformata. Il manifatturiero, le costruzioni, il digitale hanno retto. Turismo e commercio sono devastati e vanno ricostruiti. Molti cambiamenti nel modo di lavorare e produrre sono strutturali. Le misure di emergenza hanno pompato quasi duecento miliardi in due anni, salvando l`Italia dal collasso ma al prezzo di un debito a livelli record».
Rischiamo di dover affrontare lacrime e sangue per rientrare del debito peri prossimi decenni?
«Il debito è cresciuto ma rimane pienamente sostenibile. Fino al 2023 il patto di stabilità Ue sarà sospeso. Detto questo, guai a illudersi che i conti rimangano un problema secondario per sempre. La ripresa economica aiuterà a riequilibrare la finanza pubblica e ci risparmierà manovre lacrime e sangue, ma da sola non basterà, come ha ricordato il ministro Franco».
Come si possono riuscire a spendere presto e bene i fondi del Recovery con la struttura burocratica che è sempre quella? Abolendo il codice degli appalti non si rischia che la criminalità metta le mani sulla torta?
«Una cosa è certa: possiamo scrivere il Pnrr migliore d`Europa, ma se continueremo ad impiegare quindici anni per realizzare i grandi progetti, non andremo da nessuna parte. Abolire il codice degli appalti è solo uno slogan, le strozzature vere sono altre: la capacità di progettazione, la responsabilizzazione dei funzionari, il monitoraggio e la rendicontazione. Non partiamo da zero, ma ora serve una “corsia veloce” per i progetti europei».
Quando le scelte di Draghi diventeranno più politiche, come sulla riforma fiscale, reggerà una coalizione destra-sinistra?
«Finora il premier ha fatto sintesi in modo molto efficace. Il Piano per il Recovery sarà approvato da tutti, le differenze emergeranno più avanti, proprio sulla riforma fiscale. Per portarla a casa, servirà tanto pragmatismo e zero ideologia. Noi siamo pronti. Lo è anche Salvini?»
Per anni vi siete concentrati troppo sul lavoro dipendente, ha ammesso Letta. Ora giocherete la partita del decreto sostegni da 40 miliardi in modo diverso, difendendone la destinazione a imprese e partite Iva?
«Il Pd è stato trai primi a chiedere di destinare il nuovo scostamento a imprese e partite Iva. In questi mesi il lavoro indipendente ha sofferto la sospensione o la limitazione di tante attività, senza poter contare su una rete di protezione adeguata. Si è aperta una nuova frattura sociale. Il governo Conte due ha messo in campo bonus, contributi a fondo perduto e sgravi fiscali, ma le nuove ondate della pandemia hanno aggravato la situazione. Era necessario intervenire».