Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd, perché accusate la manovra del governo Meloni di iniquità fiscale?

«Essenzialmente per tre scelte contenute nella manovra. La prima: le tante norme di condono, che oltretutto genereranno minori entrate per oltre un miliardo di euro nel 2023. La seconda, l`estensione della fiat tax da 65 a 85 mila euro di ricavi che avvantaggerà una piccola minoranza di contribuenti allargando ulteriormente il divario di tassazione tra autonomi e dipendenti. La terza, il taglio del cuneo fiscale solo per un anno e nettamente insufficiente rispetto a una perdita di potere d`acquisto degli stipendi superiore a io punti percentuali».

C`è chi sostiene che proponete una contromanovra con un disavanzo ben superiore al 4,5% fissato dal governo.

«Non è così. Noi abbiamo proposto di correggere fortemente l`impianto della legge di bilancio ma a parità di saldi. Rinunciare a una serie di misure bandiera permetterebbe di recuperare miliardi di euro. Si può fare di più anche sugli extraprofitti, da cui il governo conta di ricavare solo 2 miliardi e mezzo di euro. Fare seriamente la lotta all`evasione fiscale, anziché strizzare l`occhio a chi le tasse non le paga, aumenterebbe di parecchio le previsioni di entrata. Tutte queste risorse aggiuntive permetterebbero, per esempio, di rifinanziare in modo molto più consistente la sanità, di accrescere il taglio del cuneo fiscale e di mantenere invariati i fondi contro la povertà che invece questo governo taglia drasticamente».

Il Pd difende il Superbonus, che passa dal 110 per cento al 90.

«Noi in realtà non abbiamo tanto criticato il décalage, che era già stato avviato da Draghi, quanto il fatto che non si sia risolta la questione dei 5
miliardi di crediti fiscali incagliati che mettono a rischio decine di migliaia di imprese e di famiglie. Il governo avrebbe dovuto risolvere prima questo problema e poi intervenire sugli altri fronti. Non solo: manca una visione di medio periodo per l`efficientamento energetico e sismico degli edifici: ci sono degli obiettivi europei sul risparmio energetico degli edifici che rendono necessaria una strategia almeno al 2030, che però è totalmente assente».

Difendete anche un`altra norma controversa: il reddito di cittadinanza.

«Nella manovra non c`è una riforma, il reddito viene semplicemente abolito senza dire da che cosa verrà sostituito e le risorse disponibili contro la povertà vengono ridotte del 20 per cento. In una fase in cui la recessione produrrà più disoccupati e più poveri è un grave errore».

Quindi non c`è nessun margine di trattativa sulla manovra?

«Il tentativo di confronto di Calenda e Renzi è finito in un buco nell`acqua. Da questa maggioranza in realtà è arrivata una sostanziale chiusura verso le nostre proposte, anche quando poi in realtà sono stati costretti ad accoglierle. Sui pos, per esempio, dicevamo da settimane che la norma andava contro il Pnrr e che la questione andava gestita diversamente. Ci sono arrivati solo dopo il confronto con la commissione europea. Se ci avessero dato retta non si sarebbero schiantati contro un muro da soli».

Altro punto dolente: investimenti e crescita.

«Sì, l`altro aspetto su cui noi siamo molto critici è il rilancio dell`economia. C`è una pericolosa cappa di incertezza che grava sul Pnrr. O il governo fa scelte chiare su questo versante oppure rischiamo di ritrovarci nel 2023 nei guai fino al collo con il rischio di perdere risorse e opportunità per l`Italia».

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Misure Rinunciare a una seri di misure bandiera permetterebbe di recuperare miliard
• II profilo SENATORE
Antonio Misiani, 54 anni, bergamasco, è responsabile economia e finanze del partito democratico.


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