“È francamente surreale e comica la ridda di polemiche scatenate da Forza Italia e dalla Lega contro la reintroduzione del redditometro da parte del governo Meloni, di cui fino a prova contraria sono parte integrante. È l’ennesima contraddizione di una destra che da una parte è prigioniera dei suoi slogan demagogici ma dall’altra deve fare i conti con la dura realtà, fino ad andare nella direzione esattamente opposta ai proclami propagandistici di poco tempo fa. Il redditometro in passato si è dimostrato uno strumento di accertamento inadeguato e inefficace. Spetta al governo Meloni, che lo ha ripristinato, dimostrare di aver messo a punto una misura realmente in grado di superare gli evidenti limiti di quella abolita nel 2018. Un uso razionale delle banche dati a disposizione dell’amministrazione finanziaria può sicuramente contribuire a ridurre il rischio di evasione e a migliorare il rapporto tra lo Stato e i contribuenti. Il problema è come concretamente si intendono utilizzare le informazioni, la qualità delle modalità di accertamento del reddito e la loro coerenza con il quadro complessivo. Perché un conto è rafforzare, come è assolutamente necessario, l’azione di contrasto dell’evasione. Ben altro conto è rimettere in campo il redditometro con il solo obiettivo (non dichiarato) di raschiare il fondo del barile, usandolo come spauracchio per evitare il fallimento del concordato preventivo biennale”. Così il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd.