‘Il documento di economia e finanza fa riferimento non solo a dei dati macroeconomici che derivano da una serie di congiunture esterne favorevoli, ma anche ad alcuni provvedimenti che il Governo ha messo in campo che non sono solo di sostegno alla ripresa sul versante dell’abbassamento della pressione fiscale alle imprese e di sostegno ai redditi medio bassi, ma anche di riforma. Pensiamo all’attuazione della delega per la riforma fiscale, alla riforma del mercato del lavoro e alle riforme sulla pubblica amministrazione, la scuola, la giustizia e la revisione del codice degli appalti. Dobbiamo tenere presente gli elementi favorevoli esterni e gli elementi che il Governo, attraverso l’azione di questi 15 mesi, è riuscito a mettere in campo e i primi segnali di ripresa e di stimolo all’economa che cominciano ad avere effetto’. Lo afferma il senatore del Pd Claudio Moscardelli, componente della Commissione Finaze e Tesoro al Senato, intervenendo oggi in aula sul Def.
‘Per la prima volta osservatori internazionali stanno rivalutando la posizione dell’Italia rispetto non solo al 2015, ma soprattutto per il 2016, 2017 e 2018, cioè per i prossimi anni. La performance dell’economia italiana mostra dunque tutti gli indicatori per andare sopra la media di crescita europea. Il documento – spiega Moscardelli – stima una crescita dello 0,7 per cento nel 2015 e rispettivamente dell’1,4 e dell’1,5 per cento nei due anni successivi, confermando di fatto la fine della recessione e l’inizio di una stagione di ripresa. I primi dati relativi al primo trimestre 2015 confermano questa previsione, segno che quanto messo in campo nel 2014 ha colto l’obiettivo, non solo di frenare la recessione, ma anche di azionare la marcia della ripresa. I segnali di ripresa non mancano e si tratta di segnali veri. Il più importante è il crollo delle ore di cassa integrazione fra il bimestre gennaio-febbraio di quest’anno e il corrispondente periodo del 2014, che sono diminuite di oltre il 41 per cento. Ci sono poi i dati dell’occupazione, in cui l’esplosione della percentuale di trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato è il primo effetto delle misure combinate sull’abbassamento del costo del lavoro, con la deducibilità di tale costo dalla base imponibile IRAP, e sulla decontribuzione’. ‘Si tratta – continua Moscardelli – di un elemento importante, che è stato sottovalutato, per essere coperto dalla pioggia di critiche sul fatto che non c’è un significativo aumento dei posti di lavoro, ma sappiamo che tale aumento può derivare da una crescita sostenuta, che ha una continuità, mentre il primo obbiettivo è stato immediatamente raggiunto. Inoltre, la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato innesca una serie di elementi di sostegno alla domanda interna, oltre che alla coesione sociale, per le opportunità che offre. Con la prossima legge di stabilita dovremo cercare di rendere più duraturo il sostegno della decontribuzione.’
‘Con la prossima legge di stabilità – conclude Moscardelli – occorre spingere su infrastrutture, incentivare in modo massiccio gli investimenti delle imprese in beni strumentali per aumentare la capacità produttiva e in ricerca per la competitività.’

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