“Ha fatto bene il ministro Padoan a confermare la compatibilità della web tax, che il Senato ha appena approvato, con le norme internazionali. La posizione del Governo era implicita nel chiaro sostegno che aveva dato al mio emendamento nel corso dell’esame in Commissione bilancio. Questa conferma colloca le riserve in materia al livello del confronto, peraltro rispettabile, fra giureconsulti”, lo dichiara in una nota Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria del Senato e primo firmatario della proposta parlamentare sulla web tax alla legge di bilancio recentemente approvata in Senato.

“Del resto – prosegue Mucchetti – il Ministro dell’economia e delle finanze francese è tornato alla carica rivendicando alla Francia una posizione favorevole alla web tax. All’Ecofin si è cominciato a ragionare di ‘stabile organizzazione virtuale’, concetto che viene largamente anticipato nel settimo comma dell’emendamento (ora comma 589 del ddl di bilancio)”.

Secondo il senatore del Pd: “Queste notizie costituiscono un buon viatico per la seconda lettura della norma avviata alla Camera. La web tax può essere migliorata nell’ulteriore confronto tra maggioranza, opposizioni e governo, in particolare per l’applicazione dell’imposta a partire dal primo luglio 2018 com’era nella prima versione dell’emendamento”.

“Quanto all’ampliamento delle attività oggetto di imposizione fiscale all’e-commerce – prosegue l’ex vicedirettore del Corriere – (il Senato ha approvato l’imposta per il B2B) consiglio prudenza: un conto è applicare l’imposta del 6% ai servizi digitali connessi al commercio elettronico, iniziativa che il governo può già prendere in base al testo approvato dal Senato attraverso il decreto che individua i settori, ben altro conto sarebbe estendere la web taxalle transazioni dirette con i consumatori introducendo di fatto un’Iva bis. Quanto alla riscossione, gli intermediari finanziari sono perfettamente in grado di farla, tanto più a partire dal 2019 con la fatturazione elettronica. Basterà riconoscere loro un compenso proporzionato al servizio che si richiede”, così conclude Mucchetti.


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