“Temo che questa volta la fiducia sia stata chiesta non per superare l’ostruzionismo delle opposizioni, ma per evitare il voto dell’Aula su emendamenti scomodi, come quelli che alcuni senatori avevano proposto su assicurazioni ed energia, emendamenti che erano stati respinti in Commissione grazie alle assenze e alle astensioni delle minoranze di centro-destra”, così Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria del Senato, nel suo intervento in Aula sul ddl Concorrenza.
Secondo il presidente Mucchetti: “La principale di queste perplessità sul Ddl Concorrenza attiene alla filosofia di fondo del provvedimento, disegnato dal governo Renzi, per cui si affrontano questioni particolari di diversa importanza seguendo qua e là la logica dell’Istituto Bruno Leoni, un brillante think tank di destra, finanziato dai grandi gruppi, fra cui l’Enel. Si affrontano questioni particolari, ma si sfugge alle questioni radicali del nostro tempo che sono quelle poste dai nuovi monopoli della rete, non dalle sopravvivenze del Novecento”.
“Noto – prosegue poi Mucchetti – che è stato difficile, per non dire impossibile, il confronto tecnico, di merito, cifre alla mano. Difficile anche nel gruppo del Pd se dico che la mera cancellazione del servizio di maggior tutela, senza prevedere rimedi antitrust, determinerà il passaggio automatico di 19 milioni di clienti dell’Acquirente unico all’Enel senza costi per lo stesso Enel, che ricaverà dalla fine della maggior tutela un maggior margine di un miliardo, vorrei che mi si dicesse che i bilanci e le presentazioni agli analisti vanno letti in un altro modo, e che si mi dicesse quale. Vorrei che mi si dicesse che i limiti antitrust non sono più quello che sono sempre stati, e cioè un modo per rompere o evitare la costituzione di posizioni eccessivamente dominanti che si ritengano dannose, ma un lacciuolo che riduce il vantaggio futuro previsto per un’azienda a partecipazione statale. Purtroppo, questo confronto non c’è mai stato. Si è solo discettato di mercato. Così, in astratto. Dando per scontato ciò che scontato non è”, così conclude il senatore del Pd nel suo intervento in dissenso.


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