«Questo Italicum non lo voterò». E la disciplina di gruppo, senatore Mucchetti? «Su una legge che arriva al traguardo grazie a un emendamento tagliola, fatto soprattutto contro i colleghi del Pd non allineati?».
 È rimasto male perché non sono passati i suoi emendamenti?
«Niente personalismi. Grande è stata la sorpresa nello scoprire che gli emendamenti su incompatibilità e ineleggibilità dei parlamentari erano stati dichiarati inammissibili per estraneità alla legge elettorale».
Bocciati dalla presidente vicaria del Senato?
«Il capogruppo Luigi Zanda, l`allora vicepresidente Valeria Fedeli, l`attuale segretario d`aula Giorgio Tonini e molti altri avevano firmato il mio disegno di legge sulla incompatibilità di natura economica, ripreso nell`emendamento».
La Fedeli ha sottoscritto il ddl e dichiarato inammissibile l`emendamento?
«La presidente Fedeli, che continuo a stimare molto, aveva firmato anche l`emendamento».
 Sentenza inappellabile.
 «Non discuto l`inappellabilità, ma a me piacerebbe che qualcuno spiegasse perché una legge elettorale non debba aggiornare le cause di incompatibilità degli eletti, che risalgono agli anni 50».
Ragioni politiche?
«Sono curioso di capire quali. Intanto constato che si sproloquia di contrasto ai poteri forti e poi si lascia aperta la porta attraverso la quale un concessionario dello Stato potrebbe, in teoria, conquistare un partito con i soldi guadagnati e dunque il governo, il diritto a nominare il presidente della Repubblica e la maggioranza degli organi di garanzia costituzionale».
È nato il Partito del Nazareno?
«Si è formata una nuova maggioranza sulla riforma più delicata dell`agenda Renzi assieme al decreto fiscale, che riprende le argomentazioni di Coppi, difensore di Berlusconi e che ha avuto più applausi in Forza Italia che nella opinione pubblica di centrosinistra».
 E la contropartita del patto del Nazareno?
«Non faccio illazioni sul ‘decreto Coppi’. È sbagliato nel merito, anche se non fosse Berlusconi l`utilizzatore finale. I grandi Paesi non depenalizzano la frode fiscale a percentuale».
Renzi era il capo dei 101, come accusa Fassina?
«Renzi, allora sindaco di Firenze, dichiarò decaduta la candidatura di Prodi prima ancora che Prodi rinunciasse e che l`allora segretario Bersani ne potesse prendere atto. Fate voi».

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