RIUSCIRÀ IL PD A VOTARE LA FIDUCIA AL GOVERNO con Pdl e Scelta Civica senza pagare il prezzo di una scissione a sinistra? Caro direttore, tu me lo chiedi ma al momento una risposta certa non esiste. Molto dipende dalle residue capacità della segreteria uscente, che ha subìto la tripla sconfitta delle politiche, del governo che non ancora non c`è e dell`elezione del Capo dello Stato, e ancor più dipende dagli orientamenti delle diverse correnti di quel rissoso condominio che è il Pd. 
Ma anche solo porre una domanda del genere dà la misura della profondità della crisi di un partito che, ancora nel dicembre 2012, era serenamente convinto di riscuotere un`ampia maggioranza relativa dei voti e di risolvere, con il balsamo e i pratici vantaggi della vittoria, i problemi irrisolti della sua identità culturale, prim`ancora che politica. Aver contribuito con poche defezioni alla nomina di Giorgio Napolitano ha evitato al Pd di portare i libri in tribunale, ma il capitale di fiducia resta comunque sotto i minimi. Da giornalista, mi era capitato di incrociare i limiti delle culture politiche del Pd. E però non sospettavo che la malattia del rappresentante politico dell`area socio-culturale del centrosinistra avesse già raggiunto una tale gravità. In fondo, mi dicevo, l`Italia è il Paese del Trasformismo e della Controriforma, di Guicciardini e non di Machiavelli, per usare i riferimenti gramsciani. Qui i problemi si risolvono per linee esterne e astute carambole, estenuandoli senza affrontarli direttamente come invece accade in altri Paesi dove i maestri sono Cartesio e Lutero. Sbagliavo. La Quinta Repubblica francese ha cambiato la Costituzione della Quarta. La sedicente Seconda Repubblica italiana è una mera espressione giornalistica. In Germania, la socialdemocrazia ha fatto la sua Bad Godesberg per acquistare titolo a governare. Nel Regno Unito, Tony Blair ha sfidato e vinto le Trade Unions. Da noi, c`è stata la Bolognina. Dopo la caduta del Muro di Berlino. E dal corpo grande della Dc è arrivato un reggimento di ufficiali mentre il grosso dell`esercito si è disperso altrove. Ma nell`età della globalizzazione di troppa furbizia si muore.
Quel che più risulta incomprensibile ai gentili che stanno fuori dal tempio del partito è la distinzione tra ex comunisti ed ex democristiani quando, in politica economica e sociale, entrambi gli ex sono figli di Roosevelt e di Keynes. So bene che la politica è anche altro, i diritti civili, il fine vita, ma, andreottianamente, temo che la distinzione sia dettata soprattutto dall`ansia di conservare Si usano categorie vecchie, ma soprattutto inservibili per le sfide epocali che abbiamo di fronte poltrone e carriere. Non avendo fatto i conti con la propria storia, ex comunisti ed ex democristiani hanno accettato l`Europa di Maastricht che si andava costruendo attorno alla Germania. Hanno fatto propria la teoria del vincolo esterno che Guido Carli considerava essenziale, ma per costringerci alla virtù di Quintino Sella, non di Giuseppe Di Vittorio. Il divorzio tra Tesoro e Banca d`Italia, che ha favorito l`esplosione del debito pubblico anziché contrastarla, si è ossificata nei Trattati europei sui quali si fonda la Bce, ma non se ne parla come si dovrebbe: con competenza e libertà di pensiero. Shinzo Abe è oggettivamente più a sinistra della Cgil, ma nel Pd ancora ci si scontra pro e contro Riair.
L`Italia ha bisogno di una destra onestamente liberale e di una sinistra modernamente keynesiana – non importa ex di che cosa, meglio se nuova – che sappia leggere e far di conto, che conosca il mondo per esperienza diretta e non limiti le sue fonti ai giornali e ai blog, che sappia reinterpretare il debito pubblico e il debito privato, la monetizzazione e l`inflazione, le liberalizzazioni e la politica industriale, il Pil folle e quello sostenibile. Il meccanismo delle primarie può andar bene per la scelta dei numeri uno. Temo non funzioni al meglio per i parlamentari, almeno nella sua attuale versione. L`intellettuale collettivo è morto, e la cosa che l`ha sostituito non si sente tanto bene. Ma tra la rifondazione della cultura e della forma del partito – uso il termine rifondazione facendo i debiti scongiuri – e l`emergenza politica del governo di domani c`è un abisso pericoloso sul quale va gettato un ponte. Prendendo atto della realtà.
Oggi la sinistra, comprese le costole strane della lista Ingroia, non arriva a un terzo dell`elettorato. Il Movimento 5 Stelle non è ancora un soggetto di sinistra. Almeno non di una sinistra di governo su scala nazionale. Lo ha dimostrato dopo il 25 febbraio. In queste condizioni, si fanno compromessi, se possibile onorevoli, come suggerisce Napolitano, per il quale quasi tutti, nel Pd, hanno votato. Grillo ha voluto perdere il treno del cambiamento possibile per eccesso di furbizia e di arroganza. E il Pd, bruciando Romano Prodi in un impeto di follia, gli ha dato una mano. Da alcune settimane, il malcontento verso la politica si indirizza verso il Pd, reo di inconcludenza. Di questo passo, domani, colpirà i 5 Stelle. Pd e M5S hanno finito per tirare la volata a Berlusconi. Chi, senza avere tessere, vuole ancora bene a quell`idea di libertà eguale che è nel Dna storico della sinistra (di matrice democristiana, socialista, comunista e senza etichette) non può più vendere un prodotto scaduto. Era giusto verificare i grillini. Sarà ancora più giusto continuare a ricercare le convergenze sulle cose da fare ogni volta che si potrà. Tutti noi abbiamo sempre da imparare. Nelle commissioni speciali già accade. Ma oggi nella sintesi di governo, di fronte alla cittadina Lombardi, Mara Carfagna per tutta la vita. Sulla politica europea e sulle riforme istituzionali, che sono i due fronti più delicati, è ormai emerso con chiarezza un interesse nazionale che può essere perseguito anche con il Pdl, oltre che con Scelta Civica. Non possiamo applaudire Krugman quando critica l`austerità e fischiare se lo fanno Berlusconi e Tremonti. Semmai, vediamo – e se necessario litighiamo pure ma non all`infinito – su come dare subito un po` di soldi alla gente e su come promuovere quella ripresa economica senza la quale non aiuteremo gli ultimi e avremo fallito tutti.

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