‘Nemmeno Vespa ci è riuscito. Ieri sera il conduttore di ‘Porta a porta’ ha chiesto a Renzi chi siano i gufi e il premier ha parlato dei frequentatori dei convegni che criticano, disegnano scenari economici tragici e poi parlano delle vacanze in Australia’. Così Massimo Mucchetti sul suo blog commenta l’intervento di ieri sera del premier al programma di Rai Uno. ‘Bruno Vespa – continua Mucchetti – fa il suo mestiere senza la cattiveria che, in quel caso, l’avrebbe portato a incalzare l’intervistato. Dopo la descrizione sociologica dei ‘criticoni’, che con poca spesa e zero coraggio può far piacere alle persone impoverite dalla crisi, qualche nome, please. Per esempio, gli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sono gufi?’. ‘Sabato mattina, Matteo Renzi ha inaugurato uno stabilimento del gruppo Bonomi a Brescia perché un investimento reale conta più delle chiacchiere che, nelle stesse ore, si facevano a Cernobbio tra star ed ex star dell’economia e della finanza. Ma anziché prendere l’impegno di cancellare l’Imu sui macchinari che si aggiunge all’Imu sui capannoni, o almeno di esaminare la questione, il premier se l’è presa con i tecnici che criticano il suo governo ma non avevano dato l’allarme sullo tsunami che nel 2008 ha sconvolto le economie dell’Occidente. Che slalom! Lionel Messi non è nessuno’. Sottolinea il senatore del Pd. Per il presidente della commissione Industria di palazzo Madama: ‘A Brescia, di fronte a chi investe, Renzi ha scartato di fronte alla irresponsabilità di prendere una posizione reale su un tema concreto e si è spostato su un tema ‘da Cernobbio’. Ma se fosse andato sulle rive del lago di Como a dire quello che ha detto sui tecnici, avrebbe forse dovuto motivarlo. E magari avrebbe dovuto rispondere a chi, tra i presenti, avrebbe potuto chiedergli: ‘Tra i tecnici che lei mette sul banco degli imputato, ci sono anch’io?’. ‘A questo punto mi punge un dubbio – si domanda Mucchetti – i tecnici importanti, che avrebbero dovuto prevedere e prevenire lo tsunami, non sono tanto gli economisti che scrivono sui giornali o mangiano le tartine ai convegni quanto i banchieri centrali. L’unico banchiere centrale oggi in servizio che aveva dato un vero allarme e’ l’attuale governatore della Bank of India, Raghuran Rajan, in un preveggente paper per il Financial Stability Board. Del 2006, se la memoria non mi tradisce. Ai Renzi di turno in quel momento al vertice dei governi (e del Fondo monetario internazionale, di cui Rajan era stato capo economista), quell’indiano criticone pareva forse un gufo? Certo è che i banchieri centrali al tempo in servizio non dettero l’allarme. A Cernobbio c’era Trichet. Che bellezza sarebbe stato un duello intellettuale e storico tra il nostro premier e l’allora presidente della Bce! Quanto se ne sarebbe potuta arricchire la cultura politica della sinistra europea…. Ma Renzi ha preferito la comunicazione top down: parlo io un’ora, al popolo concedo un sorriso e un tweet e ai critici uno sberleffo senza diritto di replica’. ‘A giudicare dai consensi riscossi tra gli industriali e i lavoratori di Brescia, ha ragione Renzi. Amen. Resta così senza risposta un altro dubbio. Se Trichet era alla Bce, in Banca d’Italia c’erano Mario Draghi governatore e Ignazio Visco membro del direttorio. Oggi Draghi chiede riforme (come se fossimo in ritardo su questo fronte) e Visco invoca una strategia (come se il governo non l’avesse). Sono loro i tecnici messi sotto schiaffo alle Rubinetterie Bresciane Bonomi da mister 41%?’. Così conclude il presidente Mucchetti.

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