«Le dichiarazioni attribuite da Gad Lerner a Claudio Descalzi non mi sorprendono: il neo amministratore delegato ha avviato la ‘descaronizzazione’ dell`Eni, forte del sostegno del premier. Ora Descalzi la rivendica. E fa bene. Ma le parole di Renzi rendono anche urgente la revisione dei requisiti di onorabilità degli amministratori, che formano oggetto della clausola etica che il governo aveva proposto e l`assemblea dell`Eni, egemonizzata allora da Scaroni, aveva bocciato». Massimo Mucchetti – presidente della Commissione Industria del Senato-parla il giorno dopo lo sfogo dell`ad dell`Eni, indagato per corruzione internazionale in Nigeria.
Renzi ha difeso il manager a spada tratta, ricordando che si è innocenti fino a quando una sentenza non è passata in giudicato. Lo garantisce la Costituzione, ma non ci sono anche considerazioni di opportunità?
«Il dato politico è evidente: l`avviso di garanzia non è più sufficiente per indurre il governo a sfiduciare in automatico un top manager di un`azienda controllata dallo Stato. Giusto. E tuttavia noto due punti: primo, Renzi parla di Descalzi ma non nomina né l`ex ad Paolo Scaroni né l`Eni; né il premier né il ministro dell`Economia sono venuti in commissione al Senato, come pure il governo si era impegnato a fare, per riferire sulle passate gestioni delle società quotate apartecipazione pubblica e sui criteri usati per rinnovare i consigli, una materia questa che non è competenza esclusiva del governo».
Qual è l`altro punto?
«Renzi ha detto troppo e troppo poco: di fronte alle inchieste sul Mose e sull`Expo 2015, assai meno rilevanti di questa sul piano economico, si era mostrato colpevolista».
 Doveva essere più cauto, nel confermare la fiducia a Descalzi?
«No. Ma doveva rispettare di più la governante di una società quotata. Confermare o negare la fiducia all`amministratore delegato è compito del consiglio, sentito il comitato per il controllo interno, formato da amministratori indipendenti. E Descalzi ha avuto il consenso unanime del cda dell`Eni. Renzi ha anticipato il consiglio. Nello stesso tempo ha detto troppo poco: una posizione garantista seria dovrebbe aggiornare i requisiti di onorabilità degli amministratori delle società quotate».
Per banche e assicurazioni ci sono norme più rigide.
 «Più sensate, direi: alla condanna in primo grado per reati economici, l`amministratore viene sospeso in automatico e il cda ha la facoltà di proporre all`assemblea il reintegro. A tal proposito avevo presentato un emendamento al disegno di legge anti-corruzione del governo per estendere questa regola a tutte le quotate e alle società pubbliche, ma di questo ddl al momento si sono persele tracce».

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