‘Spiace che un parlamentare di lungo corso come Nicola Latorre giustifichi in modo così maldestro la decisione della presidenza del Senato di considerare inammissibili per estraneità di materia gli emendamenti sulle cause di ineleggibilità e incompatibilità degli eletti. Non ho mai messo in dubbio la terzietà della senatrice Fedeli quale presidente vicaria del Senato. A Valeria anzi, carta canta, ho riconfermato la mia stima. Né ho avuto da ridire sulla inappellabilità della sentenza: ne ho solo chiesto le motivazioni a chi sia in grado di darle perché fatico a comprendere come una legge elettorale non possa occuparsi anche degli eletti’. Così Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria del Senato, replica al presidente della Commissione Difesa che, accusandolo di scarsa cultura istituzionale, qualificava come ‘un attacco assolutamente privo di fondamento’ alla senatrice Fedeli la sua intervista al ‘Corriere della Sera’. Continua Mucchetti: ‘Latorre considera ‘evidente’ l’estraneità di materia, ma non spiega il perché. E’ troppo poco: Valeria non è Aristotele e Nicola non è Averroè che chiudeva la bocca a tutti dicendo Ipse dixit. Mi domando come mai, di fronte a parole pacate e meramente fattuali dette al ‘Corriere’ di oggi come le mie e alla misura della presidente Fedeli, un politico navigato come lui alzi tanto i toni. Forse vorrà eludere il merito, e cioè le motivazioni della sentenza, e buttarla sul metodo, come usavano fare certi burocrati nel vecchio Pci. O forse perché Nicola non volle firmare il disegno di legge che fa obbligo all’eletto, azionista di controllo di una società partecipata dallo Stato od operante in regime di concessione pubblica, di scegliere se conservare la partecipazione e rinunciare al mandato o conservare il mandato e vendere, in tempi congrui, la partecipazione. Eravamo agli esordi del primo governo Letta. ‘Sono d’accordo’, mi disse il collega Latorre. ‘Ma non è il momento per simili ddl: siamo al governo con Berlusconi’. Ci stiamo tornando senza dirlo?’.

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