Senatore, siamo di fronte a una normale operazione di mercato o a una scalata ostile?
«Mediaset è controllata al 41% dalla Fininvest. Mi sembra un`azienda difficilmente scalabile», risponde Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria. Bolloré sta rastrellando azioni sul mercato. È un suo diritto, rispettando le regole. Mi pare cerchi di acquisire una posizione decisiva allorquando Fininvest allentasse la presa su Mediaset».
Secondo i rumors, potrebbe arrivare al 20%.
«Se Bolloré avrà un peso abbastanza grande, la posizione di Mediaset nelle assemblee straordinarie, dove si vota con una maggioranza dei due terzi, sarà meno solida. Ma continuo a vedere complicata una scalata. Al momento le due aziende si stanno facendo la guerra, certo. Ma talvolta i conflitti servono per negoziare meglio la pace. Non dimentichiamo che Berlusconi e
Bolloré sono stati vicini per molto tempo in Mediobanca. E che Mediaset ha un delicato passaggio generazionale da gestire».
Mediaset è ancora un “patrimonio del Paese”, come la definì nel 1998 D`Alema?
«D`Alema sottolineò un fatto: Mediaset è e resta una grande azienda italiana. Ma non possiamo scoprire l`italianità in modo casuale. Bolloré ha acquisito Telecom senza che il governo battesse ciglio. Lo stesso governo ha taciuto quando gli Agnelli hanno lasciato l`Italia per l`Olanda. Berlusconi è diverso? Non si può riscoprire oggi il conflitto di interessi quando si è dormito così a lungo».
Il premier Gentiloni ha detto che “l`Italia non è aperta a scorribande”. Si riferiva anche a Vivendi?
«Non credo. La miglior risposta del governo non è la riscoperta ad personam dei campioni nazionali, che meritano ben altre riflessioni, ma è dare un futuro innovativo alla Rai, su cui ha competenza, e nuove politiche pro concorrenziali sugli Over the top. Riapra il dossier sulla privatizzazione della Rai commerciale. Prodi la voleva. Credo di ricordare un Gentiloni d`accordo».


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