«Ci vuole molta cautela sulle banche popolari, altrimenti facciamo solo un favore alle banche estere pronte a fare shopping a sconto. La trasformazione della Sace in una vera e propria banca è sbagliata e pericolosa: c’è il rischio di ingessare lei e tutto il gruppo Cassa depositi e prestiti. Attribuire all’Istituto Italiano di Tecnologia compiti burocratici sui brevetti, uccide un centro eccellente di ricerca». Massimo Mucchetti (nella foto), presidente della commissione Industria del Senato, chiede la modifica di almeno tre pas¬saggi del decreto «Investment Compact», dalla prossima settimana all’esame della Camera.
La trasformazione delle Popolari serve, dice il governo, per favorire le aggregazioni
«La dimensione è spesso una moda e la contendibilità non è un bene di per sé, basta rileggere la storia. Le banche straniere hanno fatto anche disastri in Italia: Abn Anno all’Antonveneta o il Crediop trascinato nel fallimento di Dexìa».
Teme l’arrivo di altre banche straniere?
«Santander, Société Générale, Deutsche stanno guardando con attenzione alle Popolari oggetto della riforma, alcune delle quali sono ottime banche. Non è che gli stranieri vengono per ricapitalizzare il Monte dei Paschi, o la Carige».
Quali correttivi suggerisce?
«Un limite del 2% consolidato all’esercizio del diritto di voto, su cui c’è apertura anche della Banca d’Italia, eliminabile solo con un voto a maggioranza del 75%. E sarebbe utile premiare gli azionisti stabili: alla trasformazione in spa chi è iscritto da più di due anni a libro soci dovrebbe avere un voto che vale doppio. Sempre entro il limite del 2%».
La preoccupa l’intervento sulle Popolari?
«Nella misura in cui può costituire un prece-dente anche per il resto del mondo cooperativo. Se una cooperativa non può essere tale per effetto delle sue dimensioni, cosa capiterà alle cooperative di costruzione e ancora più a quelle di consumo? In questa materia la politica del carciofo equivale ad opacità ».
Perché no alla banca della Sace?
«Se la Sace diventa banca finisce sotto la vigilanza di Bankitalia, e c’è il rischio che questa si estenda in modo rafforzato a tutto il gruppo Cassa depositi e prestiti. Potrebbe anche scattare la vigilanza europea su Cdp che cesserebbe di essere il polmone finanziario dell’economia. In Parlamento è stata la Banca d’Italia, che temo non fosse stata’preventivamente consultata dal governo, a lasciar intravedere questo scenario».
La trasformazione delle Popolari serve, dice il governo, per favorire le aggregazioni
«La dimensione è spesso una moda e la contendibilità non è un bene di per sé, basta rileggere la storia. Le banche straniere hanno fatto anche disastri in Italia: Abn Anno all’Antonveneta o il Crediop trascinato nel fallimento di Dexìa».
Teme l’arrivo di altre banche straniere?
«Santander, Société Générale, Deutsche stanno guardando con attenzione alle Popolari oggetto della riforma, alcune delle quali sono ottime banche. Non è che gli stranieri vengono per ricapitalizzare il Monte dei Paschi, o la Carige».
Quali correttivi suggerisce?
«Un limite del 2% consolidato all’esercizio del diritto di voto, su cui c’è apertura anche della Banca d’Italia, eliminabile solo con un voto a maggioranza del 75%. E sarebbe utile premiare gli azionisti stabili: alla trasformazione in spa chi è iscritto da più di due anni a libro soci dovrebbe avere un voto che vale doppio. Sempre entro il limite del 2%».
La preoccupa l’intervento sulle Popolari?
«Nella misura in cui può costituire un prece-dente anche per il resto del mondo cooperativo. Se una cooperativa non può essere tale per effetto delle sue dimensioni, cosa capiterà alle cooperative di costruzione e ancora più a quelle di consumo? In questa materia la politica del carciofo equivale ad opacità ».
Perché no alla banca della Sace?
«Se la Sace diventa banca finisce sotto la vigilanza di Bankitalia, e c’è il rischio che questa si estenda in modo rafforzato a tutto il gruppo Cassa depositi e prestiti. Potrebbe anche scattare la vigilanza europea su Cdp che cesserebbe di essere il polmone finanziario dell’economia. In Parlamento è stata la Banca d’Italia, che temo non fosse stata’preventivamente consultata dal governo, a lasciar intravedere questo scenario».