Lo stupro è anche un’arma di guerra, l’estrema violenza perpetrata sul corpo di bambine, ragazze e donne, ma anche di bimbi e uomini per lacerare le vittime ma anche le comunità, fino in alcuni casi al genocidio. In occasione del 19 giugno, III giornata dedicata dall’Onu proprio al contrasto della violenza sessuale nei conflitti, la senatrice del Pd Valeria Fedeli ha presentato questa mattina in Senato la campagna “Stop Rape Italia”, parte della più estesa campagna internazionale, con l’obiettivo di cambiare la cultura della violenza sulle donne, contrastare lo stigma sulle vittime e promuovere il rispetto delle Convenzioni esistenti per prevenire e punire lo stupro di guerra, che “deve uscire dall’ombra, non deve diventare una pratica considerata quasi normale, una sorta di danno collaterale”, come ha spiegato Tibisay Ambrosini, coordinatrice nazionale per Stop Rape Italia. Lo stupro è stato usato in passato e viene utilizzato come arma di guerra nel mondo, anche perché le vittime vengono spesso isolate dalle comunità e le conseguenze proseguono anche dopo la fine del conflitto, con problemi fisici e psicologici, malattie a trasmissione sessuale, gravidanze indesiderate, suicidio delle vittime.
“Nella passata legislatura – ha spiegato Valeria Fedeli – è stata approvata una mozione che richiedeva azioni concrete per fermare il fenomeno dello stupro come arma di guerra. Il passo ulteriore è ricomprendere questa pratica atroce tra i crimini di guerra, nella fattispecie del genocidio, perché colpisce per lo più una parte specifica della popolazione, ovvero le bambine, le ragazze e le donne, che garantiscono anche la sopravvivenza di una comunità”. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Silvana Amati e la nazionale femminile di hockey su Prato che, con la capitana, Chiara Tiddi, è testimonial della campagna, il cui volto è l’attrice Michela Andreozzi. La campagna di comunicazione, che prevede foto e video con immagini molto forti, è curata da “The Kitchen thinking farm”.