di Luigi Zanda
antiterrorismoL’Italia è una componente rilevante della lotta al terrorismo e, per di più, è esposta essa stessa al rischio di attacchi. Per noi la scelta di introdurre nell’ordinamento, come abbiamo fatto questa settimana con l’approvazione definitiva, strumenti normativi essenziali per rendere efficaci le azioni di contrasto, corrisponde sia al dovere di difendere i cittadini, sia agli impegni politici e operativi che ci legano ai paesi aggrediti della violenza.
L’Italia ha vissuto l’incubo del terrorismo interno e sa bene quanto sia difficile affrontare il terrorismo internazionale con le regole dello stato di diritto e della legalità repubblicana. È difficile, ma non possiamo abdicare. Se lo facessimo, se non restassimo fedeli allo stato di diritto, perderemmo noi stessi e perderemmo anche la guerra al terrore.
Rispetto all’attuale terrorismo fondamentalista di matrice islamica, la violenza degli anni ’70 operava su una scala diversa, più ridotta, con obiettivi politici molto diversi. Ma allora l’Italia vinse la sua battaglia grazie al senso di responsabilità delle forze politiche di maggioranza e di opposizione. L’unità nazionale che forze tra loro politicamente molto distanti seppero realizzare nel contrasto al terrorismo, fu la risposta forte che permise alla Repubblica di battere l’eversione e difendere la democrazia.
Abbiamo opportunità che dobbiamo cogliere. L’evoluzione dei rapporti degli Stati Uniti con l’Iran e Cuba è un passo importante verso la distensione e la pace. Sono fatti di gigantesca importanza geopolitica. Questo è lo spirito che oggi serve anche all’Italia se vuole che la sua risposta al terrore sia efficace. Possiamo dividerci e scontrarci in Parlamento in molti modi e su molte questioni, ma non possiamo farlo nella lotta al terrorismo.