Per il Pnrr ci sono due elementi decisivi: tempi e contesto. Ovvero gran parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato gestito dal Governo Meloni, che è in carica da due anni e mezzo. Quindi riprogrammazioni, revisioni e decreti che hanno modificato l’impianto, provocando ritardi estremamente preoccupanti, sono in capo a questo Governo. I dati indicano che si devono spendere ancora 135 mld su 194 previsti. Investimenti da fare entro il giugno 2026. Un importo significativo avendo a disposizione solo un anno e mezzo. I nostri allarmi reiterati nascono dal fatto che è necessario guardare alla spesa effettiva. Basti pensare che anche nel 2024 abbiamo registrato ulteriori ritardi, sono state impiegate solo il 32,4% delle risorse previste. Ogni missione ci vede in ritardo: Banca d’Italia e Anac hanno ricordato che si registrano gravi ritardi sulla realizzazione delle opere pubbliche previste mettendo a rischio il senso stesso del Pnrr. E’ a rischio anche quella parte di infrastrutture sociali necessarie a garantire coesione e sviluppo. Ossia la R di resilienza, cuore sociale del Piano. Chiediamo, quindi, ancora una volta al Governo come intenda accelerare la spesa e soprattutto assicurare il raggiungimento degli obiettivi strategici previsti. Per ora con questo Governo siamo passati dal Pnrr al Pnrrr, dove la terza erre sta per i ritardi colpevolmente accumulati”. Così il senatore Antonio Nicita componente Pd in Commissione Bilancio interrogando il Governo sullo stato di attuazione del Pnrr.


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