«Il contrasto alla disinformazione sistemica, organizzata, per finalità politiche o economiche, è un tema serio e urgente, ma non si risolve certo bollinando le notizie. Anzi, direi che occorre resistere alla tentazione orwelliana del Ministero della Verità, che di tanto in tanto riemerge fra le fila della destra». Antonio Nicita, vicepresidente dei senatori pd, già commissario Agcom e autore de “Il mercato delle verità. Come la disinformazione minaccia la democrazia”, boccia la proposta del meloniano Federico Mollicone che da presidente della Commissione Cultura alla Camera intende introdurre una certificazione digitale sulla veridicità delle notizie.
Ma il dilagare delle fake news non è un problema, senatore?
«Certo, ma un conto è introdurre meccanismi di trasparenza sulle fonti, per potenziare la capacità critica e l`autonomia di giudizio degli utenti, agendo cioè sul lato della domanda di informazione, altro è valutare o bollinare le notizie dal lato dell`offerta, anche perché c`è un confine spesso sottile tra disinformazione (diffusione di notizie false) e malinformazione (manipolazione o falsa contestualizzazione di fatti veri)».
E quindi, visto che il confine è labile ma il tema esiste, che si fa?
«Per contrastare la disinformazione occorre facilitare l`accessibilità all`attività dei fact checkers, mettendo però sempre al centro la libertà degli utenti-cittadini di informarsi anche sulla veridicità delle notizie, in modo autonomo».
Qual è il rischio, altrimenti? Il ritorno al Minculpop, come sostiene l`opposizione?
«Il rischio è ledere la libertà d`espressione e il diritto di informare, di informarsi e di essere informati tutelato dalla nostra Costituzione. Semmai questo diritto può essere esteso – come scrivo nel mio libro – al “diritto a non essere disinformati” che però, coniugato con la libertà d`espressione, significa ad esempio scegliere il livello di profilazione dei propri dati quando si naviga e di targetizzazione dei contenuti proposti dalle piattaforme, nonché avere accesso trasparente alla provenienza della fonte per capire la ragione per la quale un certo contenuto ti viene suggerito».
Quindi la bollinatura delle notizie non si può fare, è una sciocchezza?
«Se si tratta della bollinatura per chiarire se un contenuto sia stato interamente prodotto da Intelligenza artificiale, come nella proposta di legge del Pd, sarebbe una buona cosa. Lì il tema non è, infatti, distinguere il vero dal falso rispetto al contenuto ma garantire trasparenza sulla produzione da intelligenza umana o artificiale del contenuto stesso, che è cosa ben diversa».
In sintesi: contro le fake news è urgente intervenire. Ma la pezza proposta dalla destra non rischia di essere peggiore del buco?
«Sì, sarebbe un bavaglio. Non siamo all`anno zero di questo dibattito, la recente produzione normativa europea ha fatto alcuni passi avanti che adesso si tratta di tradurre in azioni concrete. Ma occorre resistere alla tentazione orwelliana del Ministero della Verità, che di tanto in tanto riemerge. Rispettando sempre la libertà d`espressione di chi produce e diffonde contenuti, e di chi
li riceve».


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