‘La banda larga e la velocità di connessione sono già ora la condizione necessaria per l’accesso alla conoscenza e anche per l’occupazione. Il digital divide è il tema dei temi della politica. Se non riusciremo a garantire gli obiettivi europei del 100 per cento di banda larga entro il 2020 e del 50% di popolazione abbonata, l’Italia non sarà competitiva. Questo governo sta facendo molto con l’agenda digitale e con il Jobs Act crescono i posti di lavoro e sono più stabili. Con la banda larga bisogna fare più in fretta altrimenti i nostri giovani resteranno indietro, al Sud sta già succedendo’. Lo ha detto Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro, che oggi ha organizzato al Senato, col gruppo Pd e il Presidente Luigi Zanda, un work shop con le imprese dal titolo ‘Il Jobs Act nell’era digitale. L’espansione di internet per il futuro dell’economia italiana’, al quale hanno partecipato Raffaele Tiscar della Presidenza del Consiglio, Massimo Marocchini dell’Ericsson, Sandro Impiglia della Sielte, Antonio Acanfora della Sirti, Stefano Trippetti di Aubay Italia e molti altri.
‘Come ha detto oggi Raffaele Tiscar, vicesegretario generale di Palazzo Chigi – spiega Parente – il governo ha intenzione di partire nel 2016 con i cantieri per la banda larga, grazie ai 2,2 miliardi già stanziati e di coinvolgere 30 milioni di abitazioni in 6-8 anni. Il problema è in molti casi l’ultimo miglio, che rallenta la connessione. L’altra questione sono le procedure di autorizzazione, che vanno snellite e per cui il governo pensa di emanare un decreto. Tutto questo è positivo, ma bisogna fare in fretta. Il Jobs Act rappresenta un’opportunità per le nuove professioni che emergono con la banda larga, perché lo Stato dovrà garantire la formazione durante tutto l’arco della vita e la riconversione di chi viene espulso per le competenze obsolete, con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal). Bisogna attivare i servizi per l’impiego in tutta Italia e cogliere in pieno la grande chance della rivoluzione digitale che è già in atto. Chiederemo al governo di riferire periodicamente in Parlamento sullo stato di avanzamento dei lavori’.
‘Come ha detto oggi Raffaele Tiscar, vicesegretario generale di Palazzo Chigi – spiega Parente – il governo ha intenzione di partire nel 2016 con i cantieri per la banda larga, grazie ai 2,2 miliardi già stanziati e di coinvolgere 30 milioni di abitazioni in 6-8 anni. Il problema è in molti casi l’ultimo miglio, che rallenta la connessione. L’altra questione sono le procedure di autorizzazione, che vanno snellite e per cui il governo pensa di emanare un decreto. Tutto questo è positivo, ma bisogna fare in fretta. Il Jobs Act rappresenta un’opportunità per le nuove professioni che emergono con la banda larga, perché lo Stato dovrà garantire la formazione durante tutto l’arco della vita e la riconversione di chi viene espulso per le competenze obsolete, con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal). Bisogna attivare i servizi per l’impiego in tutta Italia e cogliere in pieno la grande chance della rivoluzione digitale che è già in atto. Chiederemo al governo di riferire periodicamente in Parlamento sullo stato di avanzamento dei lavori’.