‘Non sono d’accordo con quanto dice oggi Cesare Damiano, collega parlamentare che stimo e che tanto ha contribuito, come noi al Senato, a varare il Jobs Act. Credo che la professionalità che abbiamo espresso, nel complesso, in Parlamento abbia migliorato molto quella che è una grande riforma. E che se continuiamo a parlare solo di aspetti importanti ma particolari come i controlli a distanza, perdiamo di vista la portata storica di questa innovazione del mondo del lavoro. Sono certa, tra l’altro, che domani non saremo delusi, perché il governo terrà conto nella sostanza dei pareri delle Commissioni parlamentari’. Lo dice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro.
‘In gioco – prosegue Parente – non è il riconoscimento della nostra professionalità di senatori e deputati, che io non vedo lesa, dal momento che so quanto e come abbiamo contribuito con impegno e fatica. La sfida è semmai riuscire a far comprendere il valore e la necessità del Jobs Act, che abbiamo messo in campo per creare un nuovo equilibrio tra la dinamicità del mercato del lavoro, la stabilità del lavoro, e l’estendere dei diritti, garantendo più sostegno a ciascuno e ciascuna, in termini di ammortizzatori e di servizi. E’ chiaro che siamo andati incontro ad un superamento dello statuto dei lavoratori, su alcune questioni in particolare, perché i tempi cambiano. Ma è chiaro anche che la nuova soglia dei diritti è disegnata dalle politiche attive. Di questo vorrei sentir parlare di più: come fare in modo davvero che nessuno sia lasciato solo. Né chi cerca lavoro per la prima volta, né chi lo ha perso e ha 50 anni. Il sistema delle politiche attive – conclude Parente – è la vera sfida per l’Italia e va realizzato al più presto’.
‘In gioco – prosegue Parente – non è il riconoscimento della nostra professionalità di senatori e deputati, che io non vedo lesa, dal momento che so quanto e come abbiamo contribuito con impegno e fatica. La sfida è semmai riuscire a far comprendere il valore e la necessità del Jobs Act, che abbiamo messo in campo per creare un nuovo equilibrio tra la dinamicità del mercato del lavoro, la stabilità del lavoro, e l’estendere dei diritti, garantendo più sostegno a ciascuno e ciascuna, in termini di ammortizzatori e di servizi. E’ chiaro che siamo andati incontro ad un superamento dello statuto dei lavoratori, su alcune questioni in particolare, perché i tempi cambiano. Ma è chiaro anche che la nuova soglia dei diritti è disegnata dalle politiche attive. Di questo vorrei sentir parlare di più: come fare in modo davvero che nessuno sia lasciato solo. Né chi cerca lavoro per la prima volta, né chi lo ha perso e ha 50 anni. Il sistema delle politiche attive – conclude Parente – è la vera sfida per l’Italia e va realizzato al più presto’.