‘Modello di sostegno a chi perde posto o cerca lavoro è rivoluzione dei nuovi diritti’
‘Nei prossimi due anni, grazie alla riforma del Jobs Act e per la prima volta nella storia d’Italia, 2 milioni di persone dovranno essere sostenute dai servizi per l’impiego. Un milione sono coloro che percepiscono un’indennità di disoccupazione, ai quali si sommano i 500 disoccupati adulti con l’assegno di ricollocazione, più i 400 mila della garanzia giovani. Il decreto attuativo sulle politiche attive è una rivoluzione perché introduce il diritto ad essere sostenuti lungo tutta la vita professionale, una nuova frontiera dei diritti sociali. E’ per questo che servono più risorse e competenze per un’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) più forte di quella prospettata dal decreto’. Lo ha detto la senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro, al convegno ‘Strumenti e metodi di attuazione del Jobs Act’, organizzato oggi al Senato dal gruppo del Pd.

‘Il contesto italiano – ha spiegato Annamaria Parente, relatrice al decreto attuativo sulle politiche attive – sconta tre gravi squilibri. Il primo è il mancato incontro tra domanda e offerta: secondo un sondaggio di Accenture il 40% degli imprenditori rinuncia ad assumere perché non trova il profilo giusto, mentre il 47% di chi cerca lavoro ha competenze che non trovano richieste. Il secondo è la scarsissima partecipazione alle politiche attive: solo il 6,2% della popolazione tra i 25 e i 64 anni è coinvolta in attività formative. Il terzo punto di debolezza è costituito dai servizi per l’impiego, utilizzati in media da meno di un terzo di chi cerca un posto, contro il 49% della media Ue28. In questo contesto il Jobs Act è una grande riforma che può davvero cambiare le cose. Per questo – ha concluso Annamaria Parente – è necessario realizzare un nuovo accordo con le Regioni per rafforzare i servizi per il lavoro pubblici, definire un piano operativo nazionale dell’Anpal per garantire livelli essenziali di prestazione su tutto il territorio nazionale e pensare ad una fase di transizione verso questo nuovo rivoluzionario modello di servizi per l’impiego’.

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