Nasce la rete dei comitati “Basta un sì per lo sviluppo e il lavoro”, con il coinvolgimento di aziende nazionali e internazionali, associazioni, costituzionalisti ed esperti in legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Ne dà notizia, in un articolo sull’Unità, l’ideatrice, la senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro, che spiega: “il primo comitato è nato ad Albano, promosso dai giovani, ma altri ne stanno sorgendo. Per aderire alla rete bisogna collegarsi a www.jobsinaction.it/un-si-per-lo-sviluppo-e-il-lavoro/”.
“Votare sì al referendum costituzionale – dice Annamaria Parente – significa garantire una serie di importanti vantaggi alle cittadine e ai cittadini, anche in materia di lavoro. Nel nuovo testo, tra le materie per le quali allo Stato è riconosciuta potestà legislativa esclusiva oltre alla previdenza sociale, la tutela e sicurezza del lavoro, disposizioni generali e comuni sull’istruzione e formazione professionale, vengono inserite le politiche attive del lavoro, alle quali in questo modo viene riconosciuto un ruolo costituzionale che non avevano. Questo significa che la partecipazione alle misure di attivazione (dai servizi di intermediazione alla formazione) diventa un diritto che lo Stato è tenuto a rendere esigibile su tutto il territorio nazionale. Per chi cerca lavoro, soprattutto al Sud, si tratta di un vantaggio enorme, in particolare se la riforma costituzionale viene letta alla luce del Jobs Act. Se la Regione sarà inadempiente, lo Stato dovrà intervenire per forza. Il vantaggio sarà anche per le imprese, che finalmente potranno far riferimento ad una normativa nazionale unica sulle politiche ed i servizi per il lavoro – a cominciare dall’apprendistato, dalla regolamentazione dei tirocini e dal riconoscimento delle competenze professionali – senza dover modificare le proprie strategie in relazione alle 20 normative regionali attualmente vigenti”.


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