I paletti: no all’emendamento Ichino e solo limature allo Statuto
I tempi sono fondamentali. Abbiamo pochi giorni, dobbiamo fare in fretta restando però fedeli alla linea della legge delega. Dunque, non riapriamo il dibattito sull’articolo 18». Annamaria Parente, capogruppo Pd in commissione Lavoro al Senato, mette così i paletti alla discussione nella maggioranza sul Jobs Act.
Il governo vi chiede di fare in fretta. È possibile un accordo subito?
Il Pd è impegnato a fare più in fretta possibile. Vorremmo che il Senato approvasse la delega in aula entro il 20 settembre, così da dar modo al governo di presentare il risultato concreto ai partner europei. Non è stato ancora convocato un vertice di maggioranza per confrontarci, ma penso che sia interesse di tutti arrivare in fretta a un’intesa.
Il nodo resta sempre l’eventuale superamento dell’articolo 18 sul reintegro per i licenziamenti ingiustificati. Accetterete l’emendamento presentato da Pietro Ichino (Se) che prevede il suo superamento con le tutele crescenti e il contratto di ricollocazione?
No, non convergeremo sull’emendamento Ichino. Come ha ribadito anche il governo, lo spirito della delega non è questo. Siamo però pronti a introdurre il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti con un periodo di prova di 3 anni, nel quale non si applica l’articolo 18 in caso di licenziamento. Siamo per introdurlo in maniera chiara, eliminando la dicitura ‘in via sperimentale’, ma senza andare oltre. Per essere chiari: finiti i primi 3 anni, deve tornare la tutela reale contro i licenziamenti ingiustificati.
Ma a cosa serve un contratto a tempo indeterminato con periodo di prova di 3 anni, se ora è possibile assumere per 3 anni con contratti a tempo determinato?
E infatti per favorire le assunzioni a tempo indeterminato, dobbiamo introdurre con la delega degli incentivi consistenti per quei datori che confermeranno i lavoratori dopo i primi 3 anni.
Siete disponibili a introdurre il nuovo Codice semplificato elaborato dallo stesso Ichino che riscrive lo Statuto?
Con la delega approviamo un principio che è quello di una forte semplificazione delle normative sul lavoro, ma non cancelliamo lo Statuto dei lavoratori, che è una legge primaria. Siamo disponibili però a concordare con il resto della maggioranza alcune ulteriori semplificazioni e limitate riscritture dello Statuto. Ad esempio, sul tema del controllo dei lavoratori. Poi sarà il governo a decidere con i decreti delegati.
Il governo ha indicato come modello quello tedesco. Ma che cosa ‘importeremmo’ dalla Germania?
Sicuramente le politiche attive per il lavoro che in Italia sono quasi inesistenti. Così pure un’Agenzia nazionale per il lavoro, superando finalmente il contenzioso con le Regioni. È assurdo che oggi ci siano 20 norme diverse per l’apprendistato e 20 servizi per l’impiego ognuno con le sue regole (e le sue inefficienze). È già previsto anche l’ampliamento degli ammortizzatori sociali, sarei invece molto prudente sui mini-jobs che anche in Germania ora sono molto discussi. Invece vorrei un impegno esplicito in direzione di una maggiore partecipazione dei lavoratori all’impresa, punto chiave del modello tedesco.

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