‘E’ da tempo che dico che la strada giusta per dare trasparenza e diritti ai collaboratori parlamentari sia quella del rapporto di lavoro diretto con l’istituzione, sulla base della scelta del senatore o del deputato. E’ il modello adottato dall’Unione europea e quello che ho proposto con un emendamento al disegno di legge sulla disciplina delle lobby, in discussione in Commissione Affari costituzionali del Senato e con un ordine del giorno, approvato in sede di discussione del Bilancio di Palazzo Madama. E’ chiaro che io sono disponibile a continuare a combattere questa battaglia di chiarezza e giustizia’. Lo dice la senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro.
‘Oltre al profilo del riconoscimento dei diritti ai collaboratori che oggi vengono inquadrati in modo diverso, a totale discrezione del parlamentare – prosegue Annamaria Parente – c’è anche quello dei costi della politica. Lo stipendio del parlamentare è ora comprensivo della retribuzione per la collaboratrice o il collaboratore e quindi sarebbe un’operazione di trasparenza lasciare l’inquadramento alla Camera di appartenenza, con maggiori garanzie – conclude Parente – sia contrattuali che di reddito per la lavoratrice o il lavoratore’.

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