“La quarta rivoluzione industriale in corso, quella digitale, impone lo smart working, il lavoro ‘in connessione’, senza luogo e senza tempo, riconosciuto dalla buona legge che abbiamo approvato. Lo smart working è la nuova frontiera del lavoro, che può comportare più inclusione dei disabili, maggiori opportunità per le donne e per la conciliazione, meno spostamenti e quindi più sostenibilità. Ma lo smart working impone una maggiore diffusione della cultura digitale, a partire dalla scuola con la necessità di sperimentare un ‘liceo digitale’ e programmi più pervasivi per tutti i corsi di studio. Fino all’esigenza di certificare le competenze, alla quale si sta lavorando grazie al Jobs Act”. Lo dice la senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro, che oggi ha promosso al Senato, con l’associazione JobsinAction, il convegno “Smart Working ed evoluzioni normative”, al quale hanno partecipato tra gli altri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il presidente di Anpal Maurizio Del Conte ed esponenti delle imprese più innovative.
“Lavorare da remoto, in connessione – prosegue Parente – premia la creatività dei lavoratori e la produttività delle imprese, ma richiede competenze che vanno acquisite, riconosciute, aggiornate, competenze che i millenials hanno ma che vanno sistematizzate e approfondite a scuola, anche per accrescere la consapevolezza del web, contro fake news, cyberbullismo, nuova manipolazione”.