Lettera commissari dem a Colosimo
I membri del gruppo PD In Commissione Antimafia ( Walter Verini, Debora Serracchiani, Enza Rando, Giuseppe Provenzano, Franco Mirabelli, Valeria Valente, Anthony Barbagallo, Valentina Ghio) hanno inviato alla Presidente Colosimo il seguente documento:
Signora Presidente,
la situazione creatasi in Commissione parlamentare Antimafia è diventata molto grave, seria e pesante. Il lavoro e il ruolo della Commissione sono a rischio delegittimazione. Come PD non vogliamo né possiamo consentirlo. E ci batteremo perché non avvenga.
Occorrono immediatamente chiarimenti, prese di distanza, cambio di atteggiamento e modo di conduzione da parte della stessa Presidente.
Poniamo e ricordiamo alcune questioni.
1) Le audizioni del Generale Mori e del Colonnello De Donno hanno avuto aspetti sconcertanti. Molto reticente è stato il rifiuto sistematico di questi due auditi di rispondere a domande corrette e precise poste dai commissari PD, tese ad avere valutazioni sul quadro che accompagnò in quegli anni la stagione dello stragismo, degli omicidi eccellenti, delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, delle vicende legate a mafia e appalti, che non possono ragionevolmente esaurire quanto accaduto in quegli anni in Sicilia e nel Paese. Anni in cui mafie, settori della politica trovarono convergenze e comuni interessi per influenzare il corso politico del Paese, con il contributo di noti ambienti dell’estremismo nero e, purtroppo, anche di pezzi deviati dello Stato. Sono stati inammissibili i silenzi di questi due personaggi, le cui dichiarazioni hanno toccato il fondo quando si sono ascoltati incredibili giudizi di stima ( da parte di De Donno) nei confronti di un condannato definitivamente per associazione mafiosa ( Dell’Utri) e giudizi di disprezzo ( da parte di Mori) nei confronti – genericamente – della Procura di Palermo. Questi giudizi offendono la memoria di vittime delle mafie, di magistrati che hanno speso la vita contro la criminalità organizzata, offendono lo stesso ruolo della Commissione Antimafia. Da questi atteggiamenti è necessario prendere radicalmente le distanze, pena la perdita di credibilità della Commissione e di chi la presiede.
2) A questo si sono aggiunte le rivelazioni della trasmissione “Report” che, in relazione alle inchieste sulle stragi da parte della Procura di Firenze che vedono tra gli indagati lo stesso Mori, hanno reso noti manovre e tentativi che Mori stesso avrebbe esercitato per condizionare il corso dei lavori della Commissione, definirne il perimetro, influenzare addirittura la scelta di consulenti. Esisterebbero atti e intercettazioni che dimostrerebbero questa inammissibile ingerenza nell’autonomia di un organismo parlamentare. Per questo ribadiamo la richiesta di acquisire subito da parte della Commissione gli atti della Procura di Firenze, per fornire tutti i necessari elementi di chiarezza su quanto avvenuto. E si rende necessaria, su questo punto, anche una nuova convocazione del generale Mori in Commissione, non tanto sotto forma di audizione quanto nella forma di interrogatorio giurato.
3) Alla luce di questi fatti ricordati, appaiono ancora di più inaccettabili alcune modalità di gestione da parte della Presidente Colosimo, che ha cercato di fatto di sindacare e condizionare la libertà di domanda da parte dei commissari, dando molto più di una impressione: quella di volere appunto indirizzare tutta la drammatica fase dentro la quale vennero decise le stragi di Capaci e Via D’Amelio, al solo filone, pur ovviamente presente, “ mafia e appalti”, cercando di non fare emergere, evidenziare e collegare questo con il quadro più generale di cambiamento politico sopra richiamato. E cercando di riscrivere la storia di questo Paese, attraverso intollerabili colpi di spugna, delimitazioni e oscuramenti di responsabilità, a tutti evidenti.
4) Oltre a quanto richiamato, noi chiediamo anche che su questi temi si proceda all’audizione del dottor Giancarlo Caselli, già Capo della Procura di Palermo e magistrato in primissima fila – per tutta la sua vita – contro il terrorismo e la criminalità organizzata. E chiediamo che si acceleri il lavoro della Commissione sui pericoli rappresentati dalla mafie oggi. Pericoli che – ne citiamo alcuni – si chiamano presenza delle mafie per aggredire e utilizzare la sicurezza cibernetica; espansione della criminalità nella finanza internazionale e nel riciclaggio di colossali profitti derivanti dal narcotraffico, dalle estorsioni e dall’usura; penetrazione delle mafie nell’economia legale e nelle istituzioni. In troppe zone del Paese, dove esistono anche pericolose contiguità con settori della politica. E accanto a questo la Commissione Antimafia dovrebbe svolgere il suo ruolo per contrastare il sistematico indebolimento dei presidi di legalità, prevenzione e contrasto che questo Governo e questa maggioranza stanno portando avanti. Si chiamano subappalti, limitazione delle intercettazioni, limitazioni al sequestro degli smartphone, allentamento della lotta alla corruzione, abolizione di reati come l’abuso d’ufficio, tentativi di allentare controlli antimafia su colossali ( e discutibilissime) opere pubbliche, come il Ponte sullo Stretto. Si chiamano fastidio per i controlli e la separazione dei poteri e fastidio per il giornalismo d’ inchiesta. E, insieme a questo, occorre lavorare per rafforzare la legislazione antimafia in termini di misure di prevenzione, risorse e sostegni per la gestione dei beni confiscati. Sostegni per testimoni di giustizia e per le vittime di mafia. Aiuti a familiari e minori che vogliono uscire dal giogo della sopraffazione e della violenza quotidiana. Questo è un lavoro serio che la Commissione Antimafia dovrebbe svolgere, nel solco delle sue migliori tradizioni, e insieme a una rete di migliaia e migliaia di persone, di ragazze e ragazzi, di associazioni che si battono ogni giorno in Italia per un futuro di rispetto delle regole e di legalità.
Walter Verini, Debora Serracchiani, Enza Rando, Giuseppe Provenzano; Anthony Barbagallo, Franco Mirabelli, Valeria Valente, Valentina Ghio.