“L’audizione di ieri in Commissione Antimafia del Generale Mori, ha confermato un preciso disegno politico della destra: circoscrivere le stragi di Capaci e Via D’Amelio al dossier mafia-appalti. Un tema drammaticamente esistente anche all’epoca, su cui indagarono anche Falcone e Borsellino, ma che difficilmente può spiegare da solo una strategia di attacco mafioso allo Stato italiano, che ha segnato la vita democratica del Paese in un passaggio storico-politico cruciale. Le domande dei commissari del PD, poste come sempre con serietà e correttezza, nella convizione che la Commissione Antimafia non sia il luogo per ripetere i processi o sostituirsi a quelli in corso, puntavano a verificare la tenuta di questa tesi, avallata dai contenuti dell’audizione e dai silenzi sulle questioni poste, rispetto alla sequenza delle stragi del ’92-’93, delle connessioni tra esse, indagando in particolare l’intricato nodo dei rapporti tra mafia e politica che non si può certo ridurre, come un uomo dell’esperienza del Generale Mori avrebbe potuto confermare o eventualmente anche smentire, alla questione pur presente degli appalti in Sicilia. Ma la seduta di ieri ha avuto anche momenti di preoccupante caduta istituzionale: i commissari della destra hanno perfino tenuto comportamenti da tifo da stadio, con applausi, all’indirizzo degli auditi e rumoreggiando davanti alle domande degli altri commissari. In questo quadro, la Presidente Colosimo ha perso l’occasione di svolgere quel ruolo di garanzia che, se non altro durante le sedute, le sarebbe imposto, giungendo perfino a sindacare il contenuto delle domande dei commissari PD. Autorizzando quindi a pensare che, invece della verità su quella stagione di intrecci tra mafie, affari, eversione nera, poteri occulti, settori della politica, si voglia perseguire un disegno precostituito e perciò inaccettabile di riscrittura della storia”.
Così i membri PD presenti ieri in Antimafia, Walter Verini, Giuseppe Provenzano, Enza Rando, Debora Serracchiani


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