“Matteo Renzi torna a sostenere l’idea dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio richiamandosi alla legge sui sindaci del 1993, senza dubbio risultata ottima per i Comuni, e peraltro mai stata oggetto di modifiche di parte. È tuttavia assai fuorviante proporne la traslazione a livello nazionale. Si cade in un eccesso di semplicismo se si equipara il governo dello Stato alle giunte comunali e regionali, il Parlamento ai consigli comunali e regionali, il Presidente del Consiglio a un Sindaco. Sono realtà istituzionali diversissime: per i poteri che esercitano, per i compiti che svolgono, per il peso costituzionale che esprimono”. Lo dichiara il senatore del Pd Dario Parrini, vicepresidente della commissione Affari costituzionali.
“La verità – aggiunge – è che l’elezione diretta del Presidente del Consiglio è pericolosa perché azzopperebbe sia il Parlamento che il Presidente della Repubblica, alterando in maniera pesante l’equilibrio tra i massimi organi dello Stato fissato dai Padri Costituenti. I fautori del progetto del Sindaco d’Italia dovrebbero chiedersi come mai nessuna Repubblica parlamentare al mondo ha un sistema del genere. Sono tutti più sprovveduti di noi? Non credo”.
“Inoltre – prosegue – mi pare improprio evocare a sostegno della proposta del Sindaco d’Italia la teoria del “cittadino-arbitro”. Ruffilli, che ne fu l’autore, concepì proposte che puntavano a far emergere dal voto dei cittadini per i parlamentari l’indicazione di una maggioranza di governo. In quel senso parlava di “cittadino-arbitro”. Ma quelle proposte niente avevano a che vedere con cambiamenti costituzionali per eleggere direttamente una persona con poteri esecutivi. Per Ruffilli e altri della sua scuola di pensiero l’uscita dalla forma di governo parlamentare era semplicemente inimmaginabile. Col sistema del Sindaco d’Italia l’uscita dalla forma di governo parlamentare sarebbe invece netta”.
“L’Italia ha bisogno di altro- conclude Parrini – Di razionalizzare la forma di governo parlamentare (sul modello tedesco o spagnolo), di ridurre il ricorso ai decreti legge a difesa della centralità del Parlamento, di modificare il bicameralismo passando da un bicameralismo paritario senza uguali in Europa a un bicameralismo differenziato di stampo europeo, dove solo la Camera ha poteri di fiducia e sfiducia al Governo e dove il Senato svolga compiutamente la funzione di Senato delle Regioni e delle Autonomie Locali”.


Ne Parlano