Dario Parrini, senatore del Pd e presidente della commissione Affari costituzionali a palazzo Madama, in tema di legge elettorale dice sì «a un proporzionale con soglia alta» e a «un cambiamento nella selezione degli eletti» mentre sul rapporto tra alleati spiega che «il Pd è sempre costruttivo e chiaro» e chiede «altrettanto al M5 S ».

Senatore Parrini, a circa un anno dalle Politiche si torna a parlare della legge elettorale, con la proposta di una parte del Pd di un proporzionale con sbarramento al 5 per cento. A che punto siamo?

Posto che per ovvie ragioni altri temi, dalla guerra alla risposta da dare a famiglie e imprese per il rallentamento dell`economia, stanno oggi in cima alle preoccupazioni di tutti noi, trovo del tutto giusto prendere posizione sulla legge elettorale. Dubito tuttavia che si potrà discuterne in Parlamento prima delle Amministrative perché per cambiare la legge elettorale serve un`ampia intesa, difficilmente realizzabile in campagna elettorale. Il dibattito potrà decollare dopo il voto nei comuni, e credo e spero che porti a un risultato concreto.

Qual è il suo parere sul tema?

Nel merito, dico due sì. Dico sì a un proporzionale con soglia alta per mettere fine alla iperframmentazione parlamentare e all`artificio delle coalizioni pre-elettorali di comodo. Agli elettori va prospettata un`offerta politica trasparente e realmente rappresentativa, non aggregazioni utilitaristiche e forzose create più per aggiudicarsi un premio in seggi che per governare. Le alleanze di governo nascano da patti programmatici chiari dopo il voto, come in Germania e in Spagna, Paesi che dimostrano la compatibilità tra un sistema proporzionale razionalizzato, la stabilità e il bipolarismo. Sostenere l`equazione “proporzionale uguale fine dell`alternanza e democrazia bloccata” è fuorviante, perché il panorama europeo dimostra il contrario. Insomma, molto meglio un vero proporzionale, alla tedesca o alla spagnola, dell`attuale “maggioritario tutto equivoci”, che tra l`altro ci ha regalato tre governi diversi in quattro anni.

L`altro sì?

Il secondo sì che dico è in favore di un cambiamento nella selezione degli eletti. Servono meccanismi che facciano contare molto di più gli elettori e a me pare che fare queste due cose sia interesse di tutti, non di una sola parte. Se ne parliamo senza faziosità, su di esse si può trovare un accordo vasto.

La legge elettorale è inevitabilmente legata al rapporto tra partiti nelle coalizioni. Pensa si possa ancora parlare di un centrodestra opposto al centrosinistra o sono categorie superate dai fatti e dalle circostanze?

Evitiamo i semplicismi. I poli politico-ideologici non sono tramontati, ma è molto aumentatala loro eterogeneità. E il bipartitismo non è mai stato così lontano. Questo è il dato strutturale con cui fare i conti. Nel nostro Paese eleggiamo direttamente presidenti di Regione e sindaci contestualmente alle assemblee elettive. Questo ha radicato nel Paese una logica competitiva bipolare che continuerà a lungo ad avere un peso rilevante nelle decisioni dei soggetti politici e degli elettori. Ma a livello nazionale l`elezione diretta del capo del governo non c`è e non ci sarà, né c`è il simul stabunt simul cadent. Il presidente del Consiglio e il governo nazionale ottengono la fiducia dal Parlamento dopo le elezioni. Ed eventualmente dallo stesso Parlamento sostituiti. Per eleggere i parlamentari nell`ambito di questa forma di governo, e in presenza di un multipartitismo accentuato, il proporzionale ad alta soglia è la scelta migliore.

Uno dei partiti che si è detto disponibile a discutere del tema è il Movimento 5 Stelle, vostro alleato ma sempre più distante sui temi d`attualità, come l`aumento delle spese militari. E possibile andare avanti nella costruzione del cosiddetto “campo largo progressista”?

Il Pd è sempre costruttivo e chiaro. Al M5S chiediamo altrettanto. Su un tema cruciale come quello della politica estera e della difesa della libertà e della democrazia contro l`aggressione autocratica non sono ammissibili ambiguità, tanto più mentre è in corso la più grande guerra combattuta sul suolo europeo dopo il 1945. Letta ha avuto il merito di dare al Pd un profilo molto netto, fortemente sintonico con le posizioni di Draghi e Guerini in sede di governo.

A proposito di guerra, la questione fondamentale è l`acquisto di gas e petrolio dalla Russia. Qual è la linea del Pd su questo punto?

Inasprire le sanzioni economiche, tanto più dopo i massacri di Bucha, mi pare giusto e inevitabile.

Altro tema è l`invio di armi e l`aumento delle spese militari. Teme che questi fatti, pur ritenuti necessari da governo e Parlamento, possano portare a un`escalation “guerrafondaia” in Europa?

Tutte le scelte promosse nelle ultime settimane dall`Europa e dall`Occidente, anche le più sofferte, sono scelte per la pace, nel senso che puntano alla difesa di un Paese democratico aggredito in linea con l`articolo 51 della Carta dell`Onu e ad aumentare la pressione sul Paese aggressore per rendere più probabile un cessate il fuoco e una pace giusta, non di rapina. Opus iustitiae pax: non può esservi vera pace se l`Ucraina cessa di essere un Paese libero, integro e indipendente.

Un giudizio sul Def, approvato ieri dal governo?

Urge fare tutto il possibile per scongiurare una recessione. L`aggressione all`Ucraina richiede sanzioni dure, che comportano costi sociali anche nei Paesi che le decretano. Per questo chiediamo al governo un intervento di sostegno straordinario per imprese, famiglie e enti locali. In questo campo, come per la difesa e la sicurezza, serve inoltre uno scatto in avanti in termini di federalismo europeo. Come contro la pandemia, la risposta all`emergenza non può essere solo nazionale.


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