“I capigruppo della maggioranza al Senato non possono svelare lo scopo del disegno di legge che hanno presentato”. Lei invece può e vuole svelarlo, Dario Parrini, senatore del Pd. Perciò, prego. “Il testo che modifica la legge elettorale -proposto da Malan, Gasparri, Romeo e Biancofiore – è semplice: si tratta di abbassare la soglia dell`elezione a sindaco al primo turno dal 50 al 40 per cento dei voti, per evitare il più i possibile i ballottaggi”. E dunque lo scopo qual è? “Il centrodestra, in questa fase della politica italiana, fa con più facilità alleanze al primo turno. Il centrosinistra incontra più ostacoli. Perciò è facile intuire quale sia l`obiettivo: assicurarsi i comuni al primo turno a scapito dell`avversario. Ovviamente, però, non possono dirlo apertamente”. E dunque? “Dunque i capigruppo hanno imbastito un ragionamento che suona all`incirca così: noi abbassiamo la soglia giacché c`è una grande quantità di casi in cui chi vince al ballottaggio, in realtà, prende meno voti assoluti del suo avversario al primo turno. Nobile argomentazione…”, ironizza Parrini che ha studiato la materia e raccolto numeri, nomi, dati in poderose pagine Excel. “Nobile argomentazione”, diceva. Ma? “Ma non è vera. Dal 1993 a oggi, su 147 elezioni dirette disputate nei 21 comuni capoluogo di regione o provincia autonoma, ci sono stati 74 ballottaggi. Su 74 i casi in cui è avvenuto quanto denunciato dalla de- stra sono casi-limite, del tutto residuali”. Quanto residuali? “Sono solo 6. E c`è di più: la maggioranza di questi, ben 4, paradossalmente riguarda vittorie del centrodestra. Per esempio quella di Giorgio Guazzaloca a Bologna nel 1999. In un caso soltanto su 6 ha vinto il centrosinistra: Maria Luisa Forte eletta a Campobasso lo scorso anno. E in un caso vinse un candidato dell`Udeur, Gaetano Fierro diventato sindaco di Potenza nel 1999. Buffo, vero? E siccome i numeri non mentono, si capisce che l`argomento da loro addotto è del tutto infondato. È segno di malafede politica prendere casi eccezionali e presentarli come la regola”. Lei dice, senatore Parrini, che oltre al fatto politico il disegno di legge introdurrebbe dei problemi sistemici. Che cosa intende? “L`abbassamento della soglia produce un rischio molto elevato di avere, nell`ordine, quattro fenomeno negativi. Parto dal primo”. Prego. “Il ddl ridurrebbe la legittimazione dell`eletto”. Intuibile. “Secondo: si avrebbero maggioranze consiliari più eterogenee e instabili perché l`abbassamento della soglia accrescerebbe il potere di veto delle forze minori e costringerebbe a fare accordi prima del voto con forze anche molto diverse. C`è, ancora, un terzo motivo, per cui rimando alle parole pronunciate sabato dal presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso”. E qual è? “Il fatto che il premio di maggioranza potenziale,
assegnato allo schieramento vincitore collegato al sindaco, diventerebbe spropositato. Oggi il 60 per cento dei seggi va a chi supera il 50 per cento dei voti, domani andrebbe a chi prendesse appena il 40. Il premio, attualmente, è di 10 punti al massimo. Con il nuovo ddl diventerebbe, potenzialmente, di 20 punti. Esorbitante e non accettabile. Almeno non entro i limiti ammessi dalla Corte costituzionale nelle sentenze del 2014 e del 2017”. Faceva cenno, ancora, a un quarto effetto indesiderato dell`abbassamento di soglia. “Apparentemente meno pesante”. Cioè? “Sapere che il ballottaggio è probabile spinge i partiti a scegliere candidati meno polarizzanti, o per così dire unitivi. I quali, arrivati al secondo turno, possono raccogliere consenso oltre il proprio recinto”. A parte questo, lei dice che i capigruppo ritengono di avvantaggiare sé stessi, eppure incorrono in un errore di valutazione. “Un errore determinato dalla non conoscenza, considerando i dati che ho raccolto. In generale, i capigruppo dovrebbero comprendere che le elezioni comunali si vincono con i buoni candidati. Non manipolando le regole a colpi di maggioranza, tanto più se il cambiamento che si propone è strutturalmente viziato. Rischiano l`eterogenesi dei fini. Che invariabilmente ha colpito chi in questo Paese ha cercato di cambiare le regole da solo e a proprio vantaggio”.


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