“Il colpo di mano che la destra sta portando avanti contro i ballottaggi nei comuni sopra i 15 mila abitanti oltre che gravissimo sul piano istituzionale è del tutto illegittimo sul piano formale. L’emendamento, che rappresenta il tentativo di modifica a colpi di maggioranza di una legge in vigore da 32 anni, ha un impatto sistemico uguale a quello di una riforma costituzionale e non ha niente di urgente, appunto perché va a cambiare una regola che esiste da oltre tre decenni. Come può essere un emendamento del genere ammissibile quando è riferito a un decreto intitolato ‘Disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie per l’anno 2025’? Altra ragione di palese inammissibilità dell’emendamento è che non si può introdurre per decreto (cioè con provvedimento urgente) una norma che pacificamente non sarebbe applicabile alle prossime amministrative di maggio-giugno, perché entrerebbe in vigore a liste elettorali già depositate e a campagne elettorali in corso. Fare per decreto, impedendo quindi tutti quegli approfondimenti che sarebbero possibili se per esempio venisse presentato un ddl di organica riforma del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, una modifica strutturale e dirompente che eserciterà effetti operativi soltanto tra quasi un anno e mezzo, è una mossa non solo pericolosa ma assurda. È lo sfregio di ogni regola e logica democratica. È roba da deriva ungherese. In queste condizioni solo due sono le possibilità decenti: o i presentatori ritirano immediatamente l’emendamento, oppure il presidente di commissione svolge il suo ruolo di garante super partes delle regole e lo cancella per palese inammissibilità”. Così in una nota il senatore del PD Dario Parrini, vicepresidente Commissione Affari Costituzionali.


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