“Il ministro Salvini in sede di replica sul decreto ponte di Messina, al termine della discussione generale, ha esordito compiendo un atto di rara scorrettezza, utilizzando il nome del Capo dello Stato per dileggiare le opposizioni che hanno avanzato dubbi di costituzionalità sul provvedimento. Il ministro ha usato contro le opposizioni l’incredibile argomento che avendo il Presidente della Repubblica firmato il decreto, quelle obiezioni delle opposizioni erano un attacco al Quirinale. Parole doppiamente gravi: in primo luogo perché, come sanno anche i bambini dell’asilo, il fatto che una legge sia stata promulgata o un decreto legge sia stato firmato dal Presidente della Repubblica non significa che quell’atto normativo non possa essere portato all’attenzione della Corte Costituzionale e da questa dichiarato parzialmente o integralmente illegittimo. Se le cose stessero come dice Salvini, la Consulta non avrebbe senso di esistere come organo di controllo di costituzionalità delle leggi.
In secondo luogo è grave, e secondo me non legittimo, farsi paravento del Capo dello Stato nelle aule parlamentari, citandolo impropriamente a corredo di esternazioni faziose. Questo atteggiamento merita di essere fermamente stigmatizzato”. Così il senatore del Pd Dario Parrini, vice presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama commenta l’intervento del ministro Salvini sul Dl Ponte.


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