“Se si vuol davvero dare alla legislatura uno spessore riformatore servono due cose che al momento mi pare che manchino: in primo luogo, non ha ancora preso corpo una proposta precisa sul tipo di percorso parlamentare che si intende seguire, nella maggioranza si registrano posizioni contrastanti e per ora mi pare che regni una certa confusione. Aspettiamo nelle prossime settimane indicazioni concrete”. Lo dice il senatore del Pd e vice presidente della Commissione Affari Costituzionali, Dario Parrini, interpellato dall’AGI in merito al lavoro avviato dalla ministra delle Riforme, Elisabetta Casellati, sul presidenzialismo. La proposta del governo, ha spiegato la ministra, sara’ pronta prima dell’estate. “In secondo luogo, c’e’ un grosso problema di metodo: non si puo’ auspicare il coinvolgimento dell’opposizione in una materia cosi’ grossa e delicata come la modifica della seconda parte della Costituzione e contemporaneamente dire che l’esito del confronto puo’ essere uno soltanto, quello predeterminato dalla maggioranza”, aggiunge Parrini. “Un coinvolgimento del genere che coinvolgimento e’? Correttezza vuole che si segua un’altra strada: Non si parta dalla ricetta, si parta dalla indicazione di uno o piu’ obiettivi di sistema che si vogliono conseguire e si avvii un confronto aperto sugli strumenti e i modelli che si possono utilizzare per realizzare quegli obiettivi. Esempio. L’obiettivo e’ avere governi piu’ stabili e in grado di prendere decisioni in modo piu’ efficace e veloce? Bene, e’ un obiettivo molto serio, e se l’obiettivo e’ questo, lo si puo’ raggiungere anche razionalizzando la forma di governo parlamentare, senza fuoriuscirne, senza stravolgere la Costituzione e soprattutto, come hanno saggiamente fatto notare tra gli altri Sabino Cassese, Andrea Manzella e Enzo Cheli, senza eliminare la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica, visto che il Capo dello Stato super partes e garante di tutti negli ultimi due decenni si e’ dimostrato l’organo costituzionale piu’ prezioso e meglio funzionante, a cui sarebbe estremamente avventato rinunciare”, ricorda l’esponente Pd. “Se la volonta’ di dialogo è sincera, deve essere a tutto campo, nel metodo e nel merito. Un dialogo ad esito prestabilito, cioe’ l’idea che coinvolgo l’opposizione solo per decidere insieme come si arriva dove io ho gia’ deciso che si deve andare, non sarebbe un dialogo. Sarebbe un atto di arroganza. Spero che Meloni e Casellati non abbiano in mente una cosa del genere. Se no partono decisamente col piede sbagliato”.


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