Dario Parrini, senatore Pd in commissione Affari costituzionali, risponde al Dubbio di ritorno da un sopralluogo nei luoghi dell`alluvione in Toscana, per poi parlare di premierato. La riforma, commenta, ha «cinque anomalie del tutto italiane», cioè «un presidente del Consiglio eletto dal popolo, la mancanza di un ballottaggio per eleggerlo dei un limite di mandato, un Parlamento di fatto controllato dall`esecutivo e la mancanza del principio simul stabunt simul cadent tipica dei regimi presidenziali, per la quale se il governo si dimette o cade, si torna al voto». Insomma, dice, «è un disegno pericoloso e sgangherato».
Senatore Parrini, innanzitutto: come è la situazione in Toscana?
Direi drammatica. Ci sono ancora molte abitazioni e attività economiche inagibili e abbiamo centinaia di milioni di danni. Ho presentato un emendamento perché vengano stanziati 500 milioni subito per avere certezza di indennizzi rapidi e totali per chi ha subito danni. Ora è il momento di spalare il fango ma poi occorre un intervento nazionale con il sistema bancario per dare liquidità immediata a chi ne ha bisogno e sospendere i mutui.
Veniamo alla riforma Meloni-Casellati: qual è la posizione del Pd?
Direi che non si poteva fare peggio. Si poteva fare qualcosa di pericoloso ma tecnicamente solido o qualcosa di tecnicamente sgangherato ma non pericoloso. Casellati e Meloni hanno messo a terra un disegno pericoloso e tecnicamente sgangherato.
Addirittura pericoloso?
Questo ddl sconvolge gli equilibri fondamentali della Costituzione repubblicana. Badando alla sostanza, lo fa con l`elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri, che si pone fuori dall`alveo della Costituzione. Sparisce quel sistema di pesi e contrappesi che poneva in equilibrio Parlamento, governo e Presidenza della Repubblica. Oggi capo dello Stato e capo del governo sono entrambi legittimati dal Parlamento, che dà la fiducia al governo a maggioranza relativa e al presidente della Repubblica a maggioranza assoluta, con l`aggiunta dei delegati regionali. E oggi il Parlamento, attraverso il rapporto di fiducia, ha in mano la vita del governo. Con l`elezione diretta è il governo che ha in mano la vita del Parlamento. Da questo punto di vista è un disastro.
Parliamo del capo dello Stato, i cui poteri, secondo la maggioranza, non vengono toccati: cosa cambierebbe con la riforma?
Questa riforma riduce fortemente i poteri del presidente della Repubblica. Il danno principale è che il testo del nuovo articolo 94 prevede che due suoi poteri fondamentali, cioè la nomina del premier e lo scioglimento delle Camera poteri che oggi che non trovano alcun vincolo in Costituzione – un domani saranno possibili solo sotto dettatura. Pertanto direi che è inutile che Casellati e Marini (Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Meloni, ndr) continuino a dirci che il ruolo del capo dello Stato non è toccato, anzi. È pesantemente diminuito. Giuliano Amato ha detto che diventa un palloncino sgonfiato, io direi che diventa un passacarte con le mani legate. Il nuovo articolo 94 farà sì che il Colle non avrà più il potere chiave di “arbitro” nelle grandi crisi, perché se è notaio non è arbitro.
Veniamo all`elezione diretta del presidente del Consiglio, una norma, dice la maggioranza, che darà più potere ai cittadini. Cosa non la convince?
L`elezione diretta del presidente del Consiglio non è prevista da alcun paese europeo. Come nessun paese prevede la dipendenza del potere legislativo dal capo del governo. Nei regimi presidenziali, come gli Stati Uniti, c`è la separazione dei poteri, mentre il nostro diverrebbe un regime in cui il Parlamento è dipendente dal capo del governo. È una cosa pericolosa in sé. Ma trovo ci siano altre due assurdità molto gravi. Prego. La prima è che non si scrive come si elegge il premier. Tutti i paesi europei che hanno l`elezione diretta di una carica nazionale apicale, e sono 14, hanno in Costituzione due punti: dicono che questa persona si elegge con la soglia del 50%, e se non la raggiunge si va al ballottaggio; e prevedono un limite di due mandati consecutivi per lo svolgimento dell`incarico. Nel ddl Meloni-Casellati non ci sono questi due punti: è aperta la possibilità di eleggere il premier a maggioranza non assoluta e non si fa cenno a un limite di mandati. In più si collega all`elezione diretta di una carica nazionale apicale la composizione del Parlamento. Si dice che chi vince la partita per il premier porta in dote il 55% di seggi alle liste che lo seguono. Ma non esistono Parlamenti composti in base all`elezione di una persona. E la cosa preoccupante è che si mette in Costituzione il premio in seggi alla coalizione collegata al vincitore ma non si mette la regola per eleggere il presidente del Consiglio. È assurdo.
Cosa propone l`opposizione, e il Pd in particolare, per risolvere l`annoso problema della “governabilità”?
Il Pd presenterà nelle prossime settimane un suo programma di riforma organica della Costituzione e la nostra posizione è quella di rafforzare, ma non liquidare, la forma di governo parlamentare. Questa riforma invece ci porta in un regime di presidenzialismo primoministeriale, che è una fuoruscita netta dalla forma di governo parlamentare e quindi dalla nostra storia repubblicana. E lo fa con errori di metodo, oltre che di merito.
Quali?
Non si cambia la Costituzione a colpi di maggioranza, senza fare un tentativo di coinvolgere l`opposizione nella scrittura della riforma stessa. Non si può pensare che l`ascolto di facciata delle posizioni dei partiti equivalga a un coinvolgimento. Sono stati fatti degli incontri frettolosi e il disegno di Meloni è rimasto tale. Beh, la stabilità dei governi è un tenia che negli anni ha coinvolto tutti, dalla destra alla sinistra…. L`obiettivo è rendere più stabile la forma di governo parlamentare, ma non la si può superare. Si può pensare alla sfiducia costruttiva, che funziona in diversi paesi, come Svezia, Spagna e Germania, ma l`importante è mettere in campo una riforma istituzionale che affronti i grossi problemi del paese: stabilità ed efficienza del governo, fine della mortificazione del Parlamento con norme per contrastare l`abuso di decreti legge e voti di fiducia, superamento del monocameralismo alternato, che oggi è l`esito sconclusionato di fatto del nostro bicameralismo paritario, introduzione di un punto parlamentare di raccordo tra regioni e Stato e introduzione di una legge elettorale che guardi allo stesso tempo alla governabilità e alla possibilità per i cittadini si scegliere gli eletti. Il centrodestra adora le liste bloccate e non le vuole abbandonare, altro che cittadini protagonisti… Nella riforma c`è la cosiddetta norma antiribaltone: su questo punto è possibile un dialogo con la maggioranza?
Quella norma dimostra che la riforma è contraddittoria e illogica, con tratti di comicità, perché si è scelto il presidenzialismo primoministeriale senza riconoscere le conseguenze che questo modello comporta, cioè l`attribuzione al premier del potere di revoca dei ministri e le elezioni in automatico in caso di dimissioni o caduta del governo. Sono convinto che lanorma antiribaltone non potrà sopravvivere all`esame del Parlamento.