“Ho presentato emendamenti all’articolo 3, che considero il fulcro di questa riforma, perché evidenzia chiaramente i rischi e le criticità di un progetto che rischia di compromettere seriamente l’ordinamento giudiziario italiano. Lo sdoppiamento delle carriere e dell’organo di autogoverno della magistratura, già ampiamente criticato, è a mio avviso la principale causa dei danni che questa riforma può arrecare. Dividere le funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti, creando due organi distinti di autogoverno, rischia di minare gli equilibri fondamentali che garantiscono l’indipendenza della magistratura”
Lo dichiara il senatore del Pd Dario Parrini, vice Presidente della Commissione Affari Costituzionali, intervenuto oggi in Aula durante la discussione generale sul disegno di legge costituzionale relativo all’ordinamento giurisdizionale e all’istituzione della Corte Disciplinare.
“In particolare, con lo sdoppiamento del Consiglio Superiore della Magistratura – sottolinea il parlamentare – si rischia di dare vita a un corpo di pubblici accusatori incontrollato e autoreferenziale, che assumerebbe una posizione dominante e senza adeguati contrappesi. Questo scenario non solo compromette l’autonomia della magistratura, ma incrementa anche i rischi di interferenze da parte di ministeri e governo, con conseguenze gravissime per la libertà dei magistrati”. “Un altro aspetto preoccupante – aggiunge Parrini – è il meccanismo di selezione previsto per parte dei membri dell’organo di autogoverno tramite sorteggio. Si tratta di un sistema pericoloso, che lascia ampio margine a possibili abusi di maggioranza nella formazione delle liste di professori e avvocati. Inoltre, non sono previste garanzie per tutelare le minoranze parlamentari in questo processo, rendendo la procedura poco trasparente e potenzialmente arbitraria”.
“Credo che l’obiettivo reale di questa riforma – continua Parrini – sia quello di indebolire l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, minando la credibilità e l’autorevolezza del CSM. Un organo così composto, in cui due terzi dei componenti vengono selezionati in modo parzialmente casuale e senza adeguati controlli, rischia di perdere completamente il suo ruolo fondamentale di garante dell’autonomia giudiziaria”.
“Un CSM ridotto a questa forma non sarà più credibile né autorevole, diventando praticamente inutile. Il risultato sarà una ritorsione politica nei confronti di un organo costituzionale che, fin dall’inizio di questa riforma, è stato ingiustamente preso di mira come nemico da piegare e distruggere”, conclude Parrini.