Caro direttore, sono a chiederle uno spazio sul suo giornale per una breve riflessione sull’intervento del Presidente del Senato Ignazio La Russa pubblicato sabato. Intervento che mi ha inquietato perché è indicativo del grado di confusione presente nella maggioranza su un provvedimento fondamentale come la riforma costituzionale della forma di governo.
Il Presidente La Russa svolge le sue considerazioni parlando di un fantomatico sistema di elezione diretta del Presidente del Consiglio separato da quella del Parlamento, con due soglie distinte per l’una e l’altra elezione. Semplicemente questo sistema di cui parla La Russa non ha niente a che vedere con i contenuti del ddl n. 935 Meloni-Casellati che il governo ha trasmesso al Senato e che la mia commissione ha iniziato a esaminare nei giorni scorsi.
Quindi i casi sono due: o il Presidente del Senato ha letto un testo diverso da quello che lui stesso ha assegnato alla Commissione Affari Costituzionali; o ha letto male il ddl 935. Nel ddl 935, quello vero, il premier e le Camere sono elette contemporaneamente, e l’elezione trascinante è quella del premier, mentre quella dei due rami parlamentari va a ruota. In un sistema del genere la soglia determinante è una sola, quella con cui si elegge il premier, perché il testo costituzionale immaginato da Meloni e Casellati assegna automaticamente in dote al premier eletto il 55% dei parlamentari. I voti presi dall’insieme delle liste collegate al premier eletto contano solo per la suddivisione dei seggi all’interno della maggioranza; non contano niente, diversamente da quanto scrive La Russa, ai fini dell’assegnazione dei seggi alla coalizione di maggioranza, essendo quel numero costituzionalmente predeterminato.
C’è quindi una domanda a cui La Russa deve rispondere per fugare le forti preoccupazioni di chi non vuole che l’Italia diventi una grave anomalia nel panorama delle democrazie europee e occidentali. La domanda è questa: La Russa ritiene che chi arriva primo debba essere eletto premier indipendentemente dalla percentuale di voti che ha conseguito, tanto più perché la sua elezione determina i rapporti di forza parlamentari tra maggioranza e minoranza? Oppure ritiene che, come avviene in tutti i 14 Paesi Ue in cui si elegge direttamente una carica nazionale di vertice, si debba scrivere in Costituzione, ripeto in Costituzione, che a quella carica monocratica viene eletta la persona che al primo turno prende più della metà dei voti, e che se nessuno supera questa soglia si svolge un secondo turno di ballottaggio tra i primi due candidati del primo turno? In tutto il mondo liberaldemocratico l’elezione diretta di una persona si svolge con scritta in Costituzione questa regola, e con in più il tetto dei due mandati. Spero che nessuno intenda fare dell’Italia un unicum mondiale in negativo, dopo che già si è fatto questo proponendo un sistema – l’elezione diretta del Presidente del Consiglio – che nessun Paese democratico prevede.


Ne Parlano