“I referendum della Lega sulla giustizia sono errati nel metodo e nel merito.
Le molte riforme di cui ha necessità il sistema giudiziario in Italia vanno realizzate non con l’accetta abrogativa ma in Parlamento, com’è avvenuto col ddl Cartabia riguardante la riduzione dei tempi dei processi penali e civili.
Serve il riformismo alla Draghi, non il benaltrismo.
I referendum in questione mi paiono una mossa di propaganda, non un impulso alla riforma della giustizia.
Questo è vero in generale ed è ancor più vero per i tre quesiti che hanno attirato l’appoggio di alcuni esponenti del Partito Democratico.
Scendendo nei dettagli.
Non firmo il referendum sulla legge Severino perché mi sembra sbagliato spazzar via l’incandidabilità a cariche politiche pubbliche per coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione.
Non firmo il cosiddetto “referendum sulla separazione delle carriere” perché non esiste un quesito con questo tema.
Non firmo il referendum sulla carcerazione preventiva perché è un danno per l’opera di contrasto alla criminalità affrontare un problema così complesso eliminando la reiterazione del reato dal novero dei pericoli giustificanti la custodia cautelare”. Così il senatore del Pd Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama.


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