“Dopo aver letto le sue dichiarazioni
delle ultime 48 ore sulla legge elettorale a cui pensa per
attuare il premierato, è inevitabile, a poche ore dalla ripresa
del dibattito in Senato sul ddl costituzionale 935, rinnovare
alla ministra Casellati un invito a non aggiungere arbitrio ad
arbitrio: pensa davvero di propinarci l’abnormità giuridica e
politica di un premier eletto direttamente ma minoritario?”. Così
il senatore del Pd, Dario Parrini.
“Per placare la viscerale avversione al ballottaggio che alberga
in vasti settori della sua maggioranza, Casellati dice di
immaginare, per l’elezione del premier, una soglia del 40%,
spiegando che sarebbe una scelta non solo giusta ma coerente con
le sentenze della Corte Costituzionale. Il che è clamorosamente
falso: la sentenza 2017 della Consulta legittimò il 40% come
soglia per eleggere con premio di maggioranza un organo
collegiale rappresentativo (la Camera), non come soglia per
eleggere un organo monocratico esecutivo, che è tutt’altra cosa.
Tirare in ballo la Corte è quanto meno fuorviante e fuori luogo.
Bando alle piccole astuzie, quindi”, sottolinea.
“Il quadro è chiaro: la ministra e Giorgia Meloni vogliono un
premier che possa agire da asso pigliatutto nel sistema
istituzionale, senza contrappesi e senza il consenso della
maggioranza di chi è andato alle urne. Puntano cioè ad arrivare a
un presidente del consiglio che pur avendo avuto contro 6 votanti
su 10 possa prendersi Palazzo Chigi, fare decreti legge a
raffica, scegliersi i deputati e senatori di maggioranza,
sciogliere il Parlamento quando vuole, ipotecare gli organismi di
garanzia. L’elezione diretta del premier, pericolosa di per sé
per come svilisce Parlamento e Presidente della Repubblica,
realizzata in questo modo sarebbe una macroscopica prova di
arroganza e diventerebbe ancor più pericolosa e inaccettabile”,
conclude Parrini.
“Puntano cioè ad arrivare a un presidente
del consiglio che pur avendo avuto contro 6 votanti su 10 possa
prendersi Palazzo Chigi, fare decreti legge a raffica, scegliersi i
deputati e senatori di maggioranza, sciogliere il Parlamento quando
vuole, ipotecare gli organismi di garanzia. L’elezione diretta del
premier, pericolosa di per sé per come svilisce Parlamento e
Presidente della Repubblica, realizzata in questo modo sarebbe una
macroscopica prova di arroganza e diventerebbe ancor più pericolosa e
inaccettabile”, conclude.