“Più che parlare di noi, dividerci costantemente sul gioco dei totonomi, battibeccare ogni giorno sulla stampa e sui social, credo che oggi il PD abbia un altro compito: ripartire dalle persone e dalle comunità locali. È questo ciò che ogni dirigente del PD è chiamato a fare ed è ciò che io personalmente sto facendo dal giorno successivo al 4 marzo. Ascoltare prima di tutto i cittadini, capire perché le persone hanno scelto di non accordarci la fiducia, anche alla luce del corposo lavoro che abbiamo fatto al governo di questo Paese. Un lavoro di cui rivendico la bontà – avendo avuto l’onore di parteciparvi – e i risultati positivi, utili a far tornare l’Italia con il segno più nel panorama economico europeo e internazionale.
È evidente che qualcosa non ha funzionato e spetta a noi prendere sulle spalle la responsabilità di comprendere cosa. So molto bene che una parte dei nostri elettori e del nostro popolo ha scelto il Movimento 5Stelle e io per prima credo che dobbiamo essere assolutamente capaci di riconquistarli.
Come? Recuperando intanto il nostro ruolo, anche dai banchi dell’opposizione. Ma certo non candidandoci ad essere la stampella di un movimento dal quale ci divide tutto in termini di valori e idee. Facendo emergere in tutta la sua gravità quello che sta accadendo nel nostro Paese e che alimenta a dismisura paura e conflitto sociale. Tutte le bugie che il movimento ha raccontato agli elettori. Lavoro, migranti, futuro della democrazia e progetto per il Paese: sfido chiunque, al di là delle chiacchiere, a trovare un terreno comune di discussione e riconoscimento con chi governa”.
Così la Senatrice Teresa Bellanova pochi minuti fa rispondendo alle domande dei giornalisti prima di partecipare al dibattito con Alessandro Zan e Antonio Bressa “Economia e Impresa, far ripartire il paese” in programma alle 19, Festa dell’Unità Padova.
“Il mio partito”, ha proseguito ancora la Senatrice Bellanova, “è quello che ha lavorato senza sosta perché Ilva non chiudesse, provando a risanare la città di Taranto e avendo ben chiaro l’obiettivo di non perdere nemmeno un posto di lavoro.
Il mio partito è quello che non addita tutte le Ong di collusione con la criminalità scafista o crede che i porti vadano chiusi,
i migranti bombardati, rafforzate le prigioni e i campi di permanenza in Libia, quelli dove le donne vengono stuprate e chiunque è a rischio. Non è questo il PD.
Il mio partito non è quello che promette, sapendo di mentire e sapendo che questo non servirà al futuro economico e sociale del Paese, un reddito di cittadinanza per tutti, smantellando nel frattempo gli istituti delle politiche attive e delle tutele.
No. Noi siamo quelli che non hanno mai creduto al meccanismo della falsa assistenza ma abbiamo sempre lavorato per mettere in campo le condizioni utili a far ripartire il mercato del lavoro e abbiamo pensato a strumenti di tutela adeguati per chi sfortunatamente un lavoro lo aveva perso. Oggi con il decreto Di Maio, invece, si licenziano le persone senza alcuna prospettiva ulteriore, consegnandole ad una solitudine economica e sociale devastante”.


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