Ora che il Partito democratico è all’opposizione dobbiamo saper definire la nostra radicalità e la nostra prospettiva moderna ed europea
A sentire parlare di Elezioni Europee viene spontaneo chiedersi come il Partito democratico saprà presentarsi, specie dopo le nuove candidature alla segreteria nazionale degli ultimi giorni. Credo che la sfida dei prossimi mesi non sia solo questione di nomi e di voti, ma che presto scadrà il tempo per definire la nostra nuova azione politica.
Penso innanzi tutto alle idee del Pd sul mercato del lavoro, perché il jobs act avrà certamente avuto limiti e impostazioni da correggere e migliorare, ma creava le basi per superare la nostalgica trincea di contrapposizione tra aziende e lavoratori. È una trincea pericolosa e sbagliata: pericolosa perché il nodo dell’occupazione e della sua regolamentazione significa oggi difesa del Lavoro e non difesa del posto di lavoro, sbagliata perché come tutte le trincee è un buco per terra dove magari poter anche far resistenza, ma da cui sicuramente oggi non si vedrà passare il fronte, che è tutto da un’altra parte. E una sinistra chiusa nella trincea non potrà poi far altro che inseguire il fronte alla disperata.
Ma penso anche alle politiche di sostenibilità ambientale con cui qualcuno ha preso i voti prima di andare al Governo sventolando un fantomatico Contratto, e poi se n’è completamente dimenticato tra un porto chiuso ai migranti e una finanziaria che mette 16 miliardi sulle pensioni e zero assoluto in ricerca e istruzione. La sostenibilità ambientale senza vecchi slogan ma per esempio con idee di mercato che promuovano nuovi contenitori e mandino in pensione le vecchie plastiche, è uno spazio politico di sinistra che riusciremo a mettere sul tavolo?
Ma soprattutto, dopo il passaggio culturale che ha rappresentato Renzi nel nostro Partito, cosa riusciremo a recuperare di adeguato ai tempi? Perché oggi lo “scenario Renzi”, cioè un Pd che governa senza potersi esprimere al cento percento perché impantanato nella «rottamazione» interna, oggi non c’è più. Ma quanto è più evidente, ora che governano le destre, che non abbiamo portato fino in fondo il riformismo necessario: un percorso incompiuto e non già una strada sbagliata. Il Partito Democratico all’opposizione deve ora saper definire la sua radicalità e la sua prospettiva in un modello di centrosinistra europeo, affidandosi a candidati che svelino completamente il lavoro da fare e non a nomi che sanno richiamare e giocare soltanto su emozioni di sentimenti lontani.


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