Tra le virtù della politica non c’è solo il respiro che consente un’ampia visione strategica del futuro, c’è anche la resilienza che permette di affrontare le condizioni eccezionali che possono porsi improvvisamente e alle quali è necessario reagire.
Condizioni di questo genere si sono verificate in agosto e siamo riusciti a superare condizionamenti, diffidenze e lacerazioni della nostra storia recente per restituire al Paese un governo credibile, chiudendo la fase imbarazzante delle istituzioni democratiche strumentalizzate dal rambismo balneare. Una pagina brutta pagata a caro prezzo dalle finanze pubbliche e che ha emarginato l’Italia nello scenario internazionale.
Ora dobbiamo trasformare l’eccezionalità di un momento in una scorrevolezza di un percorso politico che faccia bene al nostro Paese e che ci permetta di realizzare negli atti le idee e i valori che sono alla base del nostro essere in politica.
Per fare tutto questo abbiamo bisogno come democratici di reimparare la cultura della coalizione che abbiamo dimenticato da quando abbiamo fatto la scelta della vocazione maggioritaria. Allora fu un’intuizione felice che voleva dire con lessico sturziano riprodurre all’interno del nostro partito tutta la complessità della realtà.
Oggi però dobbiamo prendere atto che c’è una realtà cui non siamo riusciti a dare rappresentanza e di cui abbiamo bisogno per bene operare nella democrazia. Questa realtà ulteriore la ritroviamo coltivando la coalizione, che significa saper animare un confronto che non ignori i punti critici di contrapposizione, ma che parta proprio da quelli per costruire nuove convergenze che sono migliori dei nostri punti di partenza proprio perché informati a una maggiore corrispondenza alle esigenze che la realtà italiana ci pone oggi.
In tutto questo io vedo una straordinaria opportunità di lavoro politico se sapremo tutti coltivare la volontà di trasformare la necessità di un’occasione in un cammino di vero riformismo che significa anche modernizzare sacrificando quote della nostra appartenenza per rendere un servizio migliore alle istanze plurali radicate nel Paese.


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