Senatrice Simona Malpezzi, perché un`assemblea blindata?

«Da parte di tanti senatori c`era stata la richiesta di avere una discussione libera e franca su una questione che tocca le sensibilità di molti e che ha creato un dibattito molto forte in Parlamento e nel Paese. Era una richiesta da accogliere».

Ci sono state delle critiche perché le decisioni sulla legge Zan non sono passate per il gruppo ma per il partito.

«Le decisioni sono sempre passate dall`ufficio di presidenza del gruppo. Ho apprezzato molto alcune critiche costruttive che sono espresse con franchezza e che servono per poter lavorare sempre meglio e compatti in futuro».

Come mai ha messo il suo mandato di presidente dei senatori sul tavolo?
«Più che altro al termine della mia relazione ho sottolineato che sono abituata a fare politica nella massima chiarezza e trasparenza e visto che ho l`onore di guidare questo gruppo dal 25 marzo e questo gruppo mi ha onorato della sua fiducia, ho chiesto se quella fiducia ci fosse ancora. Gli interventi dei senatori l`hanno confermata. Quando si guida un gruppo, del resto, bisogna saper tenere insieme il pluralismo delle idee e delle posizioni, che per me è un valore, e lavorare allo stesso tempo all`unità del gruppo per il raggiungimento degli obiettivi e per fronteggiare le sfide che abbiamo davanti».

Il voto sul ddl Zan non è un`avvisaglia inquietante in vista delle elezioni del capo dello Stato?

«Il voto segreto è sempre un pericolo e un rischio. Ma il gruppo del Pd sta lavorando unito e coeso, e l`assemblea di ieri serviva anche a questo, per ribadire l`affidabilità e la responsabilità del Pd che sono garanzia in vista di questa importante elezione, delle riforme necessarie per avere le risorse del Pnrr e di altre importanti scadenze da cui dipende il futuro del Paese».

Senatrice Malpezzi, sulla legge Zan non avete proprio nulla da rimproverarvi? Siete andati al voto sapendo che c`era il pericolo di non avere i numeri, sapevate di rischiare grosso…

«Noi abbiamo sempre detto che se la maggioranza che aveva votato il ddl Zan alla Camera l`avesse votato anche al Senato problemi di numeri non ci sarebbero stati. Questo è il tema dirimente. Il percorso del ddl Zan ha cominciato a indebolirsi a giugno quando una delle forze che aveva contribuito alla sua stesura ha deciso di sfilarsi. Poi, certo, il voto segreto può scatenare tante altre tentazioni e questioni che non riguardano il merito di una legge. Ed è quello che, purtroppo, è successo mercoledì della scorsa settimana».

Adesso qual è il prossimo appuntamento su cui il gruppo del Partito democratico deve lavorare collegialmente onde evitare nuovi fraintendimenti?

«La legge di bilancio, che mai come quest`anno riveste un`importanza fondamentale rispetto agli obiettivi di crescita del Paese. Una manovra che va nella direzione giusta ma che noi vogliamo migliorare. Stiamo già lavorando in questo senso come gruppo, avendo avviato una serie di audizioni informali condotte da Daniele Manca e Antonio Misiani».

Tornando alla Zan, perché invece su quella legge da luglio non vi siete più confrontati nemmeno con i vostri senatori?

«Perché a luglio si era semplicemente interrotta la discussione generale in aula senza che ci fossero elementi di novità rispetto alle decisioni prese nell`assemblea in cui il segretario aveva chiesto ai senatori di marciare compatti senza presentare emendamenti. Lo scenario è poi mutato con l`apertura di Letta, ma per avviare la mediazione noi chiedevamo che fosse tolta dal tavolo la spada di Damocle del voto segreto. La dimostrazione che la destra non avrebbe mai approvato la legge Zan, anche se modificata, sta proprio nella volontà di mantenerlo e nelle urla sguaiate di giubilo il giorno del voto. Se la destra avesse aperto a una vera mediazione, nel gruppo dei senatori ci sarebbe stato – come sempre – un confronto. Tra l`altro, come senatori avevamo già lavorato ad un ordine del giorno che chiariva la nostra posizione».


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