Sono le dieci di sera, l`incontro tra il presidente del Consiglio e i vertici del Pd è finito da pochi minuti e se si chiede ad Andrea Marcucci, presidente dei senatori democratici come sia andata veramente, al di là delle dichiarazioni ufficiali, lui risponde così: «E` andata bene. Abbiamo interpretato questo incontro come la ripresa dei tavoli bruscamente interrotti su tutti i temi più importanti».
Dopo questo incontro c`è un fatto politico nuovo?
«Il fatto nuovo è che il presidente del consiglio in prima persona è in prima linea, si offre e si impegna. Certo ora avrà l`onere di trovare un punto di incontro, ma a noi non basta, non ci si deve contentare di questo. Bisogna rilanciare davvero l`azione di governo, coinvolgere ilParlamento».
Vi ha detto che vuole chiudere questa verifica prima di Natale? E il Pd ha fretta?
«Ci siamo lasciati con questo accordo: una volta conclusi gli incontri, il presidente del Consiglio ci farà sapere tempi e modi ulteriori. Sicuramente siamo dentro impegni parlamentari pressanti, ristoro, legge di bilancio, sicurezza, però se c`è bisogno di un`azione di rilancio deve essere fatta in tempi rapidi».
Si potrebbe chiudere con un incontro collegiale, un vertice con tutti i leader?
«Non mi sento di escluderlo, anzi avrebbe molto senso. Ma è valutazione che spetta al presidente del Consiglio».
Per la task force avete avanzato una proposta diversa rispetto a quella dei Presidente del Consiglio?
«Attendiamo di conoscere una proposta dettagliata e condivisa, che sia un punto di partenza. Le nostre due parole d`ordine sono condivisione e collegialità. Questo è anche il modo per superare l`impasse politico che si è creato e che va superato in tutti i modi».
Sui grandi capitoli del Piano va bene la ripartizione iniziale proposta da Conte?
«Intanto la cosa più importante è che ci sia una proposta perché l`Europa la attende. Il Pd poi pone un tema che per noi è centrale: il coinvolgimento
del Parlamento. Tutti i nostri parlamentari si sono confrontati in un seminario ricco di idee e di spunti. Diciamo da mesi che il Recovery è un`occasione straordinaria per il futuro del nostro Paese, un`occasione che non può essere sprecata. A Conte abbiamo detto che il governo deve correre su questo e sul tema dei vaccini. Se ci sono dei nodi politici da affrontare e superare, questo è il momento. Attendiamo proposte concrete inclusive e collegiali. Non è più tempo delle divisioni e del chiacchiericcio, è il tempo di agire, senza ambiguità».
Sul Mes vi siete arresi?
«Tutte le più recenti analisi sul rischio terza ondata, paventano un possibile sempre maggiore affaticamento dei nostri ospedali. Come facciamo a dimenticarci del Mes? Nel dibattito ideologico che va avanti sul Mes da mesi, si ignora sempre la realtà. Il ministro Speranza, secondo me giustamente, ha protestato sulla cifra ipotizzata sulla sanità dal Recovery, 9 miliardi. Bisogna contemporaneamente ricordarsi che noi al momento stiamo dicendo no a 36 miliardi dal Fondo salva Stati. C`è qualcosa di più conveniente per la spesa sugli interessi? Nessuno ha risposto fornendo cifre e dati. Tornando alla sua domanda, no, non ce ne siamo dimenticati».
Ma di fatto anche in questo vertice avete preso atto del veto dei Cinque stelle e lo subite?
«Se il Mes non deve essere, ci dicano gli strumenti alternativi. Nel Recovery non sono stati individuati i fondi sufficienti. In altre parole: a noi interessa il merito, non lo strumento. Ma si decida».
Di riforma elettorale si parlerà poco prima della fine della legislatura, magari tra due anni?
«È esattamente quello che vogliamo evitare. C`è un accordo firmato a più e diverse riprese da tutta la maggioranza. Ecco quell`accordo, che era alla base del nostro si alla riforma taglia parlamentari, va rispettato e rispettato ora. Poi c`è il tema delle riforme, compresa una rapida valutazione sul Titolo V. Alla fine della legislatura mancano tre anni. Che cosa vuol fare il governo? Ecco deve completare una visione di modernizzazione del Paese, ed avviare quelle riforme che il Paese aspetta da anni».


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